Processo MPS: si chiude l’ennesima sceneggiata all’italiana

La sceneggiata napoletana è un tipo di teatro popolare che fa della recitazione a canovaccio, il canto ed il ballo, uno spettacolino di secondo ordine, ma che attrae il popolino per i loro colpi di scena e le volgarità; questo sembrano essere certi processi tutti mediatici, cioè solo a favore di giornalisti e TV, senza base solide, cioè senza prove concrete, ma solo cervellotiche congetture, magari di stampo politico, magari basati solo su antipatia verso personaggi molto noti, tipo questo su MPS.

Sarebbe bastato indagare per bene e capire che si, magari c’era stata superficialità a dare prestiti ma era un periodo di crescita e NESSUNO pensava che il 2008 avrebbe portato con sè una delle più grandi crisi economiche della storia del capitalismo e che avrebbe ridotto le banche più esposte come il Monte dei Paschi di Siena quasi sul lastrico, non per altro gli stessi problemi ce li hanno avuti tutte altre banche occidentali, ma intervennero SUBITO i rispettivi Stati, foraggiando decine di miliardi alle banche americane e del Nord Europa, invece in Italia no.

O per dabbenaggine dei vertici degli istituti di credito, o per superficialità, TUTTO l’apparato creditizio si diceva in salute, “diverso” dicevano, tanto che avrebbe tranquillamente retto alla crisi e invece tempo un paio di anni e hanno iniziato a fallire le prime banche più piccole e MPS è costato allo stato italiano una cifra così grande che neppure si sa bene a quanto ammonta: c’è chi dice addirittura 20 miliardi di euro tra tutti i decreti fatti in 10 anni.

Alla faccia della salute del sistema credizio italiano, come andavano dicendo proprio nei giorni del fallimento di Leman Brothers.

Processo MPS: si chiude l'ennesima sceneggiata all'italiana

A che punto è il processo MPS

Si parla di un’indagine durata un decennio, di uno scandalo finanziario globale e di danni significativi alla reputazione dell’Italia durante la crisi del debito sovrano, inclusa la morte di David Rossi ,morto suicida con tanto di biglietto di addio ma pure li si è voluto andare a cercare qualcosa su cui speculare.

La Corte Suprema d’Italia, in una svolta definitiva e inaspettata, ha assolto tutti gli imputati, compresi gli ex alti funzionari Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, nel caso MPS (Monte dei Paschi di Siena).

La Corte d’Appello di Milano ha annullato le condanne iniziali e ha assolto gli imputati nel maggio 2022, citando l’assenza di illeciti in alcune operazioni finanziarie.

L’effetto immediato delle assoluzioni è una spinta positiva per il titolo Mps, che è salito del 5,7% a 2,6 euro nello stesso giorno. Ciò riduce i rischi legali legati alle richieste di risarcimento legate ai bilanci di MPS degli anni 2008-2011 e 2014-2015.

La decisione segna la fine di una saga legale iniziata oltre un decennio fa e che ha contribuito alla crisi della banca, portandola infine alla sua vendita da parte del Tesoro italiano dopo un piano di salvataggio del 2017.

Il procuratore generale della Corte di cassazione, Francesca Loy, ha raccomandato di respingere il ricorso, ritenendolo “irricevibile” e generico, determinando le assoluzioni totali.

L’assoluzione è stata accolta con favore dai rappresentanti legali degli imputati, che esprimono soddisfazione per l’esito ma riconoscono che è arrivata dopo un lungo e arduo processo legale.

La decisione è significativa per MPS, poiché chiarisce le incertezze giuridiche, consentendo potenzialmente lo svincolo dei fondi riservati per risarcire gli ex azionisti.

Le implicazioni della sentenza si estendono al Ministero del Tesoro italiano, che sta pianificando di privatizzare MPS vendendo la sua quota del 64%, poiché la banca era stata precedentemente salvata nel 2017 a causa di problemi finanziari derivanti dallo scandalo.

10. L’articolo menziona anche i procedimenti giudiziari in corso relativi ai crediti in sofferenza e l’imminente processo di appello contro Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, che hanno assunto ruoli di leadership in MPS nel 2013.

Mussari e Vigni erano già stati assolti in toto in un’altra parte dell’inchiesta del 2022, riguardante il presunto occultamento di un documento “segreto” relativo all’operazione Nomura.

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