Il settore healthcare รจ un pilastro dellโeconomia mondiale, con una valorizzazione di 17.500 miliardi di dollari e una crescita annua del 9%. Questa espansione rapidissima รจ trainata da progressi in aree come le biotecnologie, le tecnologie medicali (MedTech) e lโintelligenza artificiale (AI) applicata alla medicina, che stanno rivoluzionando diagnosi, terapie e scoperta di nuovi farmaci. Parallelamente, emergono nuove prioritร lungo lโintera filiera sanitaria: la sostenibilitร ambientale (ridurre lโimpatto ecologico di produzioni e rifiuti sanitari), il fenomeno del reshoring produttivo e le crescenti tensioni geopolitiche. Questi fattori esterni stanno ridefinendo strategie e assetti dellโindustria farmaceutica a livello globale, imponendo a governi e imprese di adattarsi a uno scenario in rapida evoluzione.
In questo contesto, lโEuropa e lโItalia assumono un ruolo di primo piano. Lโindustria farmaceutica europea รจ parte integrante di un mercato mondiale fortemente interconnesso, nel quale la collaborazione internazionale รจ essenziale in tutte le fasi โ dalla ricerca allo sviluppo, dalla produzione alla distribuzione. Tuttavia, le recenti sfide globali (pandemia da COVID-19, guerra commerciale USA-Cina, conflitto in Ucraina) hanno evidenziato la vulnerabilitร delle catene di approvvigionamento e la necessitร di garantire autonomia strategica in settori chiave come quello farmaceutico. Nei paragrafi seguenti analizzeremo in dettaglio cosa sta succedendo allโindustria farmaceutica italiana, focalizzandoci su due dinamiche cruciali: lโimpatto dei dazi USA sulle esportazioni e la spinta verso il reshoring (rilocalizzazione) delle produzioni farmaceutiche in Europa.
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L’industria farmaceutica italiana: un pilastro economico in crescita
Lโindustria farmaceutica italiana si conferma un settore trainante per lโeconomia nazionale e uno dei fiori allโocchiello del Made in Italy. Nel 2024 ha registrato risultati record: il valore della produzione farmaceutica in Italia ha superato i 56 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 52 miliardi dellโanno precedente. Questa performance straordinaria รจ dovuta soprattutto al balzo dellโexport: le esportazioni di prodotti farmaceutici hanno raggiunto il livello senza precedenti di 54 miliardi di euro nel 2024, spinte da una domanda internazionale in costante aumento.
Negli ultimi anni lโItalia ha persino superato la media europea di crescita nel settore: +65% la crescita della produzione farmaceutica italiana negli ultimi 5 anni, contro +57% della media UE. Il peso dellโexport di medicinali sul totale dellโexport manifatturiero italiano รจ quasi triplicato in due decenni, passando dal 3,5% nel 2004 al 9,1% nel 2024. Il comparto farmaceutico รจ oggi il primo per saldo commerciale positivo dellโItalia, con un surplus estero di 21,2 miliardi di euro nel 2024. Questo significa che il farmaceutico contribuisce per circa il 18% dellโintero surplus manifatturiero italiano, piรน di qualsiasi altro settore. Inoltre, le aziende del pharma hanno dato un contributo determinante alla crescita economica recente: tra il 2022 e il 2024 hanno generato il 17,7% dellโincremento del PIL nazionale, a fronte di un PIL totale cresciuto appena dellโ1,4%.
Anche sul fronte dellโoccupazione i numeri sono positivi. Nel 2024 gli addetti nelle imprese farmaceutiche in Italia hanno raggiunto quota 71.000, con un aumento dellโ1,5% rispetto allโanno precedente. In particolare, sono cresciuti gli occupati in ricerca e sviluppo (+3% nel 2024) e in produzione, segno di un settore in fermento e orientato allโinnovazione. Non a caso, le imprese farmaceutiche italiane investono somme ingenti in R&S: ad esempio le โFab13โ โ un gruppo di 13 aziende farmaceutiche italiane a capitale familiare โ da sole hanno investito 3,4 miliardi di euro nel 2023, di cui oltre 1 miliardo in ricerca, con un incremento del 12% sullโanno precedente. Grazie a questi investimenti, lโItalia รจ oggi riconosciuta globalmente come una forza trainante nellโexport farmaceutico e come hub di innovazione (basti pensare a specialitร in cui eccelle, come i farmaci biotech, i vaccini e le terapie avanzate).
Va sottolineato che lโindustria farmaceutica italiana รจ strettamente integrata con i mercati esteri, in particolare con quello statunitense. Oltre metร della produzione italiana รจ destinata allโexport, e il 25% circa di queste esportazioni va sul mercato USA. LโItalia si รจ posizionata come terzo esportatore mondiale di farmaci confezionati, dietro solo a Germania e Svizzera e superando anche gli Stati Uniti in questa classifica. Ciรฒ evidenzia lโimportanza cruciale dei flussi internazionali per il nostro settore: lโItalia esporta medicinali ovunque nel mondo e allo stesso tempo importa principi attivi e intermedi da altri Paesi. Questa interdipendenza globale implica che ogni scossone nei rapporti commerciali internazionali puรฒ avere ripercussioni immediate sulle nostre aziende farmaceutiche. Ed รจ esattamente quello che sta accadendo con la recente vicenda dei dazi USA.
Dazi USA: una minaccia alle esportazioni farmaceutiche
Nel 2025 si รจ riacceso il fronte delle dispute commerciali transatlantiche. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato lโintroduzione di dazi doganali del 30% sulle importazioni da Paesi UE a partire dal 1ยฐ agosto 2025. Inizialmente, i farmaci erano stati esclusi da queste nuove tariffe, coerentemente con la prassi decennale di non applicare dazi ai prodotti farmaceutici (dal 1995 vige un accordo WTO che prevede dazi zero sui farmaci essenziali per mantenerli accessibili). Tuttavia, con un colpo di scena, Trump ha piรน volte dichiarato lโintenzione di colpire anche il settore farmaceutico europeo, ritenendo โun problemaโ lโampia produzione di farmaci fuori dagli USA. Negli ultimi messaggi, la sua amministrazione ha minacciato esplicitamente tariffe sulle importazioni di medicinali dallโEuropa, come leva per stimolare il โmade in USAโ anche in questo comparto.
Lโeventuale applicazione di dazi USA sui farmaci europei avrebbe conseguenze pesantissime su entrambe le sponde dellโAtlantico. In Europa, colpirebbe il settore-export di maggior valore: i prodotti farmaceutici sono la principale voce dellโexport europeo verso gli Stati Uniti, pari al 22,5% del totale delle esportazioni UE nel 2024. Per lโItalia, in particolare, si stima una perdita potenziale superiore a 4 miliardi di euro di export. Secondo unโanalisi del Centro Studi CGA di Mestre, le tariffe del 30% rischierebbero di ridurre lโexport italiano complessivo di 35 miliardi, colpendo non solo i farmaci ma anche settori come automotive, macchinari, moda, agroalimentare e lusso. Il presidente di Farmindustria Marcello Cattani ha lanciato lโallarme: i dazi andrebbero a colpire โil cuore dellโindustria farmaceutica in Italiaโ, minacciando uno dei motori della nostra economia nazionale.
Le multinazionali farmaceutiche europee stanno giร valutando contromisure. Alcune aziende hanno iniziato a potenziare la produzione su suolo americano per servire quel mercato ed evitare possibili barriere. Al contempo, lโindustria farmaceutica europea, rappresentata da EFPIA, ha fatto appello alle istituzioni UE per scongiurare lโescalation. Cattani si รจ detto fiducioso in una risposta politica decisa dellโEuropa: la Commissione Europea, insieme ai governi (Italia in primis), รจ impegnata in negoziati serrati con Washington per ottenere lโesenzione dei farmaci da eventuali dazi e disinnescare la disputa. โAbbiamo grande fiducia in quello che stanno facendo Palazzo Chigi, Tajani e ล efฤoviฤ (Vicepresidente UE) per mantenere aperto il dialogo con gli USAโ, ha dichiarato Cattani, auspicando che alla fine โprevalga il buon senso di tuttiโ.
Va evidenziato che imporre barriere commerciali sui medicinali avrebbe un effetto boomerang anche sugli Stati Uniti stessi. Gli USA sono il primo importatore mondiale di farmaci e vaccini, quindi tassare i prodotti europei significherebbe aumentare i costi e ridurre la disponibilitร di molti medicinali per i cittadini americani. Cattani ha avvertito che dazi elevati potrebbero causare โuna possibile carenza di medicinali [negli USA], con un relativo aumento dei costi assicurativiโ. Molti farmaci salvavita, come antibiotici e insulina, non sono facilmente sostituibili con produzioni interne dallโoggi al domani. Anzi, il 90% delle ricette negli Stati Uniti riguarda farmaci generici, la cui produzione dipende in larga misura da ingredienti attivi importati (soprattutto da Cina e India). Analisi di S&P Global indicano che imporre un dazio del 10% sugli API cinesi eroderebbe i margini delle aziende di generici di un ulteriore 2-3%, costringendole a cercare fornitori alternativi e rischiando gravi interruzioni nelle forniture. Il risultato sarebbe aggravare le carenze di farmaci giร presenti sul mercato USA, con possibili aumenti di spesa fino a 600 dollari annui in piรน per persona in farmaci. Insomma, โgli Usa non possono fare a meno dei farmaci prodotti in Italiaโ e in Europa, titolava emblematicamente unโanalisi di settore.
Oltre al problema immediato dei dazi, questa vicenda ha portato a galla alcune criticitร del contesto europeo. Lo stesso Cattani ha riconosciuto che โuna parte delle critiche americane verso il mercato europeo ha una base concretaโ. Gli USA accusano lโUE di frapporre barriere non tariffarie che penalizzano le aziende farmaceutiche (specialmente americane) operanti in Europa. Un esempio รจ il contestato sistema del payback italiano, che obbliga le aziende farmaceutiche a ripianare gli sforamenti della spesa farmaceutica pubblica anche se non ne sono direttamente responsabili. Regole come questa, insieme a iter regolatori lenti e frammentati e politiche di prezzo stringenti, rendono il mercato europeo meno appetibile rispetto a quello statunitense. Lโamministrazione Trump sostiene che, se lโEuropa non garantirร condizioni piรน favorevoli alle imprese, gli USA sono pronti a usare i dazi come arma compensativa.
Le reazioni del settore e il rischio di delocalizzazione
Le minacce dei dazi USA si inseriscono in un momento giร delicato per lโindustria farmaceutica europea. Oltre allโeventuale guerra commerciale, le imprese devono fronteggiare la concorrenza internazionale per gli investimenti in ricerca e produzione. Gli Stati Uniti oggi offrono forti incentivi e un contesto piรน favorevole su vari fronti: accesso al capitale, tutela della proprietร intellettuale, rapiditร nelle approvazioni di nuovi farmaci e premi economici per lโinnovazione. Basti pensare al massiccio Inflation Reduction Act e ad altre misure USA volte ad attrarre industrie strategiche (life sciences incluse) sul proprio territorio.
Di conseguenza, i grandi gruppi farmaceutici hanno lanciato un avvertimento senza precedenti allโEuropa: senza un rapido cambio di rotta nelle politiche industriali comunitarie, cโรจ un rischio concreto di esodo di investimenti verso gli USA. Un sondaggio interno a EFPIA (lโassociazione europea delle Big Pharma) ha rilevato che fino allโ85% degli investimenti in impianti produttivi pianificati (pari a ~50,6 miliardi โฌ) e fino al 50% della spesa in R&S prevista (circa 52,6 miliardi $) potrebbero essere dirottati altrove, principalmente negli Stati Uniti. In totale, sono 164,8 miliardi di euro di investimenti entro il 2029 in pericolo per lโUE, di cui 16,5 miliardi giร a rischio immediato nei prossimi 3 mesi.
Le aziende farmaceutiche europee chiedono dunque interventi urgenti per mantenere in Europa ricerca, sviluppo e produzione di alto livello. Tra le richieste figurano: la creazione di un mercato UE davvero competitivo e attrattivo per lโinnovazione, misure di rafforzamento della tutela brevettuale (invece di ipotesi di indebolimento attualmente discusse), un quadro regolatorio piรน snello ed efficiente, e coerenza nelle politiche (ad esempio evitare che stringenti normative ambientali o sui prezzi dei farmaci indeboliscano la competitivitร senza adeguate compensazioni). In altre parole, lโEuropa deve controbilanciare lโappeal americano con una โLife Science Strategyโ propria, offrendo incentivi e certezze alle imprese che investono sul nostro territorio. Lo stesso governo italiano ha riconosciuto il problema: il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha incontrato lโindustria farmaceutica e parlato della necessitร di un ambiente piรน favorevole agli investimenti, mentre la Premier Giorgia Meloni ha definito il farmaceutico un โsettore strategicoโ e sostiene una riforma delle norme UE del settore.
Un caso concreto citato da Cattani riguarda appunto il payback e altri oneri: aziende USA ed europee lamentano che operare nellโUE รจ diventato oneroso, e ciรฒ dร argomenti a chi negli Stati Uniti spinge per riportare la produzione in patria. โLโamministrazione Trump non รจ affatto contentaโ del contesto regolatorio europeo, afferma Cattani, e i dazi proposti nascono anche dallโidea che โlโEuropa ostacola le nostre imprese con barriere non tariffarieโ. Per questo, la controffensiva dellโUE dovrร essere duplice: da un lato negoziare con Washington per evitare i dazi (obiettivo su cui lโItalia insiste per arrivare a uno โ0-0โ nelle reciproche richieste), dallโaltro riformare dallโinterno il proprio mercato farmaceutico per renderlo piรน dinamico, integrato e competitivo a livello globale.
Nonostante le nubi allโorizzonte, lโItalia parte da una posizione di forza: come visto, le nostre imprese sono tra le piรน performanti in Europa. Le Fab13 aziende nazionali di punta hanno fatto dellโexport e dellโinnovazione la loro bandiera, tanto che โlโItalia si posiziona come il terzo esportatore mondiale di farmaci confezionatiโ. Tuttavia, anche i campioni italiani risentono del clima di incertezza. Fondazione Edison sottolinea che lo scenario geopolitico sta cambiando profondamente e serve sostenere lโindustria con un ambiente favorevole: maggiore tutela dei brevetti, stabilitร normativa, supporto alla ricerca su farmaci orfani e terapie innovative, sinergie tra universitร e imprese, e procedure autorizzative piรน rapide. Sono esattamente gli assi su cui si gioca la partita della competitivitร : se lโEuropa saprร migliorare su questi fronti, potrร trattenere investimenti preziosi; in caso contrario, rischia di perdere terreno a favore di USA (o persino della Cina, che โaspetta a braccia aperteโ eventuali dirottamenti di investimenti, come avverte Cattani).
Cosa si intende per “reshoring” nellโindustria farmaceutica
Nel frattempo, mentre si discute di delocalizzazione verso gli USA, in Europa si parla molto di reshoring. Ma cosa significa esattamente questo termine? Reshoring indica il ritorno nel Paese dโorigine di attivitร produttive che erano state precedentemente delocalizzate allโestero. In ambito farmaceutico, il concetto si riferisce quindi al riportare produzione di farmaci, principi attivi e altri materiali nuovamente in Europa (o in Italia) dopo che per decenni queste attivitร erano state spostate in Paesi a basso costo (Cina, India, ecc.). Si parla di reshoring in contrapposizione a offshoring, che fu il trend dominante dagli anni โ90 in poi: le aziende occidentali spostavano impianti produttivi in Asia per ridurre i costi di manodopera e materie prime.
Oggi il reshoring farmaceutico รจ al centro del dibattito economico e politico. Due fenomeni ne sono alla base: da un lato le frequenti carenze di farmaci essenziali sul mercato (shortage), dallโaltro la crescente percezione che dipendere da fornitori esteri per prodotti sanitari critici rappresenti un rischio strategico. La pandemia di Covid-19 ha drammaticamente portato allโattenzione di tutti la fragilitร delle nostre catene di approvvigionamento: allโinizio del 2020 molti Paesi europei si sono trovati privi di sufficienti mascherine, reagenti, respiratori, e perfino di medicinali di base, a causa dellโinterruzione delle forniture globali. Situazioni analoghe si sono ripetute recentemente, ad esempio con la carenza di antibiotici (come lโamoxicillina) tra fine 2022 e in tutto il 2023. Queste crisi hanno evidenziato che, dopo anni di just-in-time e dipendenza totale dal mercato globale, lโEuropa non ha piรน autonomia produttiva su molti farmaci di uso comune.
Un esempio lampante: โlโEuropa, un tempo leader nella produzione farmaceutica, dipende ora dallโAsia per il 60-80% delle forniture del settoreโ. Principi attivi (API), intermedi chimici e ingredienti farmaceutici di base provengono in larga parte da Cina e India, che nel tempo sono diventate le โofficine del mondoโ per i farmaci generici. Si stima che lโIndia sia il primo fornitore mondiale di API per farmaci generici. Gli Stati Uniti, dal canto loro, importano circa il 70% dei principi attivi necessari alla loro industria farmaceutica โ di cui circa il 15% dalla Cina, 30% dallโIndia e il resto anche dallโEuropa. Questo significa che, sia per lโEuropa sia per gli USA, esiste una forte dipendenza da poche aree geografiche per materiali critici. ร un punto debole per la sicurezza sanitaria: โse la catena di approvvigionamento di antibiotici si interrompe nel bel mezzo di una crisi, anche interventi chirurgici di routine diventano impossibiliโ, avvertono gli esperti di sicurezza europea.
Perchรฉ il reshoring farmaceutico รจ diventato prioritario
Alla luce di quanto sopra, reshoring รจ diventata una parola dโordine. I governi europei vogliono rafforzare lโautosufficienza in ambito sanitario per diverse ragioni:
- Sicurezza e preparazione alle emergenze: Produrre localmente farmaci e dispositivi essenziali garantisce di averne disponibilitร in caso di crisi globali (pandemie, guerre, blocchi commerciali). ร una questione di sicurezza nazionale: non a caso 11 ministri della Salute UE hanno proposto di trattare i farmaci essenziali come parte della strategia di difesa europea, integrando la nuova legge sui medicinali critici nei piani di spesa per la difesa. Negli USA giร dal 2020 un ordine esecutivo ha incaricato la FDA di stilare una lista di medicinali essenziali da produrre internamente, riducendo la dipendenza dallโestero.
- Continuitร delle cure e tutela dei pazienti: Le carenze di farmaci hanno un impatto diretto sulla salute pubblica. Nel Regno Unito, ad esempio, le segnalazioni di farmaci indisponibili sono aumentate del +67% tra il 2021 e il 2023, passando da 82 a 137 notifiche al mese, e nel 2024 viaggiano su 169 al mese. Il 68% dei farmacisti inglesi ha riportato rischi per i pazienti dovuti a queste carenze. Riportare in patria la produzione di medicinali essenziali (es. antibiotici, analgesici, insuline) รจ visto come un modo per stabilizzare le forniture e ridurre il problema degli shortage.
- Geopolitica e autonomia strategica: Le tensioni geopolitiche (vedi conflitti, sanzioni, contrapposizioni USA-Cina) espongono lโEuropa al rischio che un domani fornitori esteri cruciali vengano meno. Ridurre la dipendenza da Paesi terzi, soprattutto per prodotti sanitari strategici, significa aumentare la resilienza dellโEuropa di fronte a possibili ricatti o shock esterni. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen parla spesso di โopen strategic autonomyโ, ossia autonomia strategica aperta: cooperare con tutti ma essere in grado di provvedere a sรฉ stessi nei settori vitali. Il farmaceutico rientra senza dubbio tra questi.
- Sostenibilitร e standard qualitativi: Produrre in Europa permette anche di controllare meglio la qualitร e la sicurezza dei processi, nonchรฉ di applicare standard ambientali piรน elevati. Le fabbriche asiatiche talora generano problemi ambientali (inquinamento da residui farmaceutici) e si trovano a migliaia di chilometri, con costi di trasporto e impatto climatico significativo. Un reshoring pianificato potrebbe favorire lโadozione di processi produttivi piรน green, in linea con il Green Deal europeo, creando filiere piรน corte e sostenibili. Alcuni osservatori sottolineano che la spinta a rilocalizzare i farmaci รจ anche โun momento cruciale per creare unโindustria piรน sostenibileโ dal punto di vista ecologico.
Di fronte a questi driver, lโUnione Europea ha iniziato a muoversi. A Bruxelles รจ in cantiere il โCritical Medicines Actโ, una proposta di regolamento per incentivare la produzione di medicinali critici nell’UE e ridurre la dipendenza esterna. LโAgenzia Europea del Farmaco (EMA) ha stilato a fine 2023 una lista di oltre 200 sostanze attive critiche per i sistemi sanitari europei, ossia ingredienti farmaceutici di cui lโUE รจ vulnerabile. In parallelo รจ nata la Critical Medicines Alliance (aprile 2024) che riunisce autoritร nazionali, industrie, enti sanitari e societร civile per coordinare gli sforzi di potenziamento produttivo. Lโidea รจ concentrare risorse pubbliche e private su un elenco mirato di farmaci e API essenziali, creando capacitร produttive di riserva pronte allโuso in caso di emergenza.
Alcuni Paesi membri hanno anticipato le mosse. La Francia, ad esempio, ha lanciato nel giugno 2023 un piano nazionale per produrre 50 farmaci critici su suolo francese, selezionati da una lista di 450 medicinali prioritari identificati dal Ministero della Salute. Il presidente Macron ha stanziato 160 milioni di euro per supportare 8 progetti di impianti produttivi dedicati, tra cui linee per antibiotici chiave (come lโamoxicillina), oppiacei come la morfina e farmaci oncologici, in cui la Francia oggi dipende pesantemente dalle importazioni. Anche la Germania e il Belgio stanno investendo, spesso sfruttando fondi europei comuni. Fuori dallโUE, il Regno Unito ha previsto 520 milioni di sterline di incentivi tra il 2025 e il 2030 per attirare produzione farmaceutica sul suo territorio, consapevole perรฒ che da solo (con solo il 2,5-3% del mercato globale) non potrร competere in scala con i blocchi continentali. Per questo molti suggeriscono approcci selettivi: il UK ad esempio punta su terapie innovative ad alto valore, dove ha giร un ecosistema forte, invece di provare a produrre tutti i generici a basso costo localmente.
La sfida del reshoring farmaceutico: ostacoli da superare
Sebbene gli obiettivi del reshoring siano condivisibili, riportare la produzione farmaceutica in Europa si sta rivelando una sfida complessa. Come sottolinea Marcello Fumagalli (direttore generale di CPA Italy), รจ una โsfida strategica ma complicataโ perchรฉ richiede ingenti investimenti, nuove politiche industriali e un delicato equilibrio tra costi, sicurezza e sostenibilitร . Dopo decenni di delocalizzazione verso regioni a basso costo, fare marcia indietro non รจ semplice e per alcuni appare addirittura utopistico. I nodi principali sono:
- Costo del lavoro e produttivitร : In Europa il costo del lavoro, dellโenergia e il rispetto di normative ambientali rigorose rendono la produzione molto piรน costosa che in Asia. Le aziende cinesi e indiane riescono a produrre a prezzi bassissimi, grazie a salari minori e alla concentrazione di impianti enormi che realizzano volumi giganteschi di API abbattendo i costi unitari. Se spostiamo produzioni in Europa senza coordinamento, rischiamo di frammentare lโofferta tra tanti piccoli impianti nazionali che non raggiungono la massa critica per essere efficienti. Il risultato sarebbe produrre a costi molto piรน alti e fuori mercato, a meno di sovvenzioni pubbliche permanenti.
- Margini ridotti per i farmaci maturi: La questione costi รจ particolarmente acuta per i farmaci generici ed equivalenti, che costituiscono la maggior parte del volume (90% delle prescrizioni USA, percentuali elevate anche in Europa). Questi medicinali hanno prezzi di vendita molto bassi โ spesso fissati dai sistemi sanitari โ e margini di profitto esigui. Se un antibiotico generico viene rimborsato a pochi euro a confezione, il produttore non puรฒ aumentare il prezzo per compensare costi produttivi superiori. Ciรฒ significa che spostare in Europa la produzione di questi farmaci a basso prezzo rischia di essere antieconomico senza forti incentivi. Egualia (lโassociazione delle aziende di generici in Italia) evidenzia che le imprese di equivalenti, avendo prezzi โnon adeguabiliโ allโaumento dei costi, non possono assorbire i rincari legati al reshoring (energia piรน cara, manodopera piรน qualificata, etc.). Senza un supporto, potrebbero addirittura uscire dal mercato, aggravando le carenze invece di risolverle.
- Necessitร di investimenti e infrastrutture: Riportare produzioni significa spesso ricostruire intere filiere che in Europa erano state smantellate. Pensiamo agli API: servono impianti chimici, competenze tecniche, supply chain locali di reagenti e materie prime. Tutto questo richiede miliardi di euro di investimenti iniziali. Gli attori privati da soli difficilmente si faranno carico di costi cosรฌ elevati per attivitร a basso margine (come i principi attivi generici). Sono necessari fondi pubblici, partenariati e modelli di business innovativi. La Commissione UE sta valutando di mobilitare persino parte dei fondi del piano difesa (Rearm Europe) per sostenere la produzione farmaceutica, segno di quanto il tema sia prioritario.
- Tempi e burocrazia: Anche volendo investire subito, aprire un nuovo stabilimento farmaceutico in Europa richiede tempo. Tra autorizzazioni ambientali, permessi, validazioni GMP e registrazioni regolatorie, possono passare molti anni. Bisogna quindi snellire le procedure autorizzative per nuovi impianti e favorire il trasferimento tecnologico rapido. Su questo punto, lโindustria chiede ad esempio di armonizzare a livello UE normative come la โclausola Bolarโ e altre, per semplificare lโentrata sul mercato di nuovi produttori.
- Coordinamento europeo: Se ogni singolo Paese agisce da solo, si rischia duplicazione e inefficienze. Servirebbe una regia europea per decidere quali siti produttivi ha senso sviluppare, evitando che 27 nazioni investano in parallelo su troppe cose. Ad esempio, potrebbe essere sensato che lโItalia si specializzi su alcuni antibiotici, la Germania su altri API, la Francia su certi farmaci strategici, condividendo i frutti in caso di bisogno. Questo perรฒ implica una visione comune non facile da raggiungere, considerati anche gli interessi industriali nazionali.
Nonostante questi ostacoli, le soluzioni non sono impossibili. Egualia propone di introdurre incentivi mirati e selettivi: crediti dโimposta, fondi strutturali, co-finanziamenti UE per chi investe nel riportare parti critiche della filiera in Europa. Ad esempio, defiscalizzazione e sostegno anche a progetti industriali di media scala (5-20 milioni โฌ) e non solo ai grandi impianti avveniristici. Inoltre, lโadozione di appalti pubblici piรน equilibrati potrebbe aiutare: oggi nelle gare per fornire farmaci agli ospedali spesso conta solo il prezzo piรน basso, disincentivando chi produce con standard elevati (tipicamente in Occidente). Si suggerisce di premiare nei bandi anche lโaffidabilitร delle forniture e la provenienza da filiere sicure, per dare un vantaggio competitivo ai produttori locali rispetto a chi importa a basso costo ma magari รจ meno affidabile.
Un altro fronte รจ la logistica e lo stoccaggio: la pandemia ha insegnato che servono scorte di sicurezza. Si parla di creare โcorridoi prioritariโ per i farmaci critici durante le emergenze e di istituire un monitoraggio continuo delle scorte a livello europeo. La digitalizzazione completa della tracciabilitร (European Medicines Verification System) aiuterร a capire in tempo reale dove ci sono carenze e a ridistribuire le forniture in modo efficiente.
In sintesi, il reshoring non รจ la panacea per tutti i problemi di approvvigionamento โ molti esperti avvertono che, pur portando benefici economici, lโimpatto sulla resilienza potrebbe essere marginale se non accompagnato da altre misure. Tuttavia, รจ una parte fondamentale di una strategia piรน ampia di rafforzamento del sistema sanitario europeo. Si tratta di trovare il giusto bilanciamento tra costi e benefici, selezionando con cura dove ha senso investire in produzione interna e dove invece รจ preferibile diversificare le importazioni mantenendo scorte e piani B.
Innovazione, sostenibilitร e strategie future
Mentre affronta queste sfide, lโindustria farmaceutica italiana ed europea non perde di vista lโorizzonte dellโinnovazione. Come accennato, i progressi in biotech, medtech e AI stanno aprendo nuove opportunitร : dallo sviluppo di farmaci biologici personalizzati, alle terapie geniche e cellulari, fino allโuso di intelligenza artificiale per scoprire molecole inedite o ottimizzare trial clinici. LโItalia vanta eccellenze in vari campi โ ad esempio, รจ attiva nella produzione di terapie avanzate (CAR-T, terapie geniche per malattie rare), ha startup innovative nella digital health, e aziende di dispositivi medici di fama mondiale. Investire in innovazione รจ cruciale per mantenere la competitivitร : non a caso le nostre imprese hanno incrementato gli investimenti in R&S anche nel 2023 nonostante le incertezze.
La sostenibilitร ambientale รจ unโaltra prioritร emergente. LโUnione Europea sta introducendo normative piรน stringenti per ridurre lโinquinamento da prodotti farmaceutici (ad esempio residui di antibiotici nelle acque) e per abbassare le emissioni di COโ degli impianti chimico-farmaceutici. Molte aziende hanno adottato piani ESG con obiettivi di carbon neutrality e riduzione dellโuso di solventi o plastica. La riconfigurazione delle supply chain offre lโoccasione per incorporare criteri verdi: per esempio, costruire nuovi impianti in Europa con tecnologie di produzione a basso impatto (processi continui, riciclo dei solventi, utilizzo di energie rinnovabili). Reshoring e sostenibilitร possono andare di pari passo se si sfrutta lโopportunitร per innovare i processi produttivi rendendoli piรน puliti. Ciรฒ porterebbe un duplice beneficio: ambientale e di minore dipendenza da paesi dove le normative ambientali sono meno rigorose.
Guardando al futuro, appare evidente che lโindustria farmaceutica italiana dovrร giocare su piรน tavoli contemporaneamente. Da un lato, difendere le proprie quote sui mercati esteri โ ciรฒ significa auspicabilmente evitare una guerra dei dazi con gli USA e continuare a collaborare sul piano commerciale e scientifico con partner chiave (USA, ma anche Cina, India e altri). In tal senso, lโesito delle trattative UE-USA sui dazi sarร determinante nel breve termine. Dallโaltro lato, sarร importante rafforzare lโecosistema interno: attrarre investimenti produttivi (magari cogliendo opportunitร di reshoring mirato), sostenere la ricerca sul territorio, e dotarsi di una strategia nazionale ed europea che riconosca il ruolo strategico del pharma. Il presidente di Farmindustria ha invocato lโelaborazione di una Strategia Nazionale sulla Farmaceutica, che aggiorni la governance del settore aumentando le risorse e introducendo modelli basati sul valore delle cure. Allo stesso tempo, a Bruxelles, lโItalia sta spingendo affinchรฉ la nuova normativa farmaceutica UE non penalizzi le nostre imprese innovative, e affinchรฉ vi siano fondi europei dedicati (ad esempio del Recovery o di programmi come EU4Health) per sostenere progetti industriali in campo biofarmaceutico.
In conclusione, lโindustria farmaceutica italiana si trova oggi ad un crocevia di cambiamenti epocali. Da un lato cโรจ uno scenario ricco di opportunitร : un mercato globale in crescita veloce, nuove tecnologie rivoluzionarie, e il riconoscimento unanime del farmaceutico come settore strategico su cui puntare. Dallโaltro, vi sono rischi da affrontare: le turbolenze geopolitiche (dazi e protezionismi), la riorganizzazione delle catene del valore (reshoring vs offshoring), la competizione internazionale per capitali e talenti. Le aziende italiane hanno dimostrato di saper eccellere โ basti vedere i record di produzione ed export raggiunti โ ma il contesto esterno รจ in rapida evoluzione. Sarร fondamentale mantenere un dialogo stretto tra industria e istituzioni per elaborare risposte efficaci: dagli accordi commerciali internazionali, alle riforme di regolamenti interni, fino ai piani di investimento in nuove capacitร produttive sul territorio.
Il settore farmaceutico rappresenta un asset economico e strategico per lโItalia e per lโEuropa. Proteggerlo e farlo crescere in modo sostenibile e innovativo deve essere una prioritร assoluta. Come affermato da Marcello Cattani, โdifenderlo deve essere lโobiettivo primarioโ delle nostre politiche. Solo cosรฌ potremo garantire non solo sviluppo economico e posti di lavoro qualificati, ma anche โ soprattutto โ la salute dei cittadini, assicurando accesso tempestivo a farmaci sicuri ed efficaci in qualsiasi circostanza. In un mondo in trasformazione, lโindustria farmaceutica italiana ed europea hanno tutte le carte in regola per rimanere protagoniste, a patto di saper affrontare con luciditร le nuove sfide di dazi, reshoring e sostenibilitร . Le prossime mosse, a livello nazionale ed europeo, determineranno il futuro di questo settore cruciale.
Fonti:
- Farmindustria / Socialfarma โ Lโindustria farmaceutica italiana: dati di produzione, export e occupazione 2024.
- I-Com โ Analisi sugli effetti dei dazi USA sul settore farmaceutico europeo e italiano.
- Sky TG24 โ Notizia sui dazi USA al 30% e impatto sui Paesi UE, con focus su farmaceutica.
- Prevenzione-Salute โ Intervista a Marcello Cattani (Farmindustria) sui dazi USA e rischi per Italia e USA.
- EFPIA / Fedaiisf โ Avvertimento dei CEO farmaceutici a von der Leyen su investimenti a rischio e necessitร di riforme.
- Notiziario Chimico Farmaceutico โ Articolo โReshoring e shortageโ sulle difficoltร di riportare produzioni in UE.
- FarmaciaVirtuale (Egualia) โ Intervista a Stefano Collatina sugli ostacoli al reshoring e proposte per autonomia europea.
- FPress โ Approfondimento su carenze farmaci e iniziative di reshoring in vari Paesi (Francia, UK, USA).
- Euronews โ Notizia sulla proposta UE di legge per farmaci critici e dipendenza asiatica 60-80%.