Quanto Guadagna un Insegnante di Scuola Media, Stipendio Professore alle Medie

Quanto guadagna un insegnante di scuola media, come diventare insegnante, oggi? Insegnare è uno dei mestieri più difficili ed importanti del mondo, per il quale serve una vera e propria vocazione, un lavoro affascinante ma che ha uno stipendio esiguo, anche se ci sono più giorni di ferie o meglio di riposo, il lavoro da insegnante di certo non arricchisce, come tutti sanno.

Chi sceglie di fare il professore decide di mettersi ogni giorno in relazione con studenti di diverse età, dovendo loro trasmettere conoscenze e valori.
Uno dei rami più difficili di questa professione è certamente l’insegnamento alle scuole medie, età di passaggio nella quale i ragazzi si sentono fuori posto, e quindi i professori diventano figure di riferimento da amare o odiare.

Vediamo tutti i passaggi per diventare professore di scuola media, anche in termini di guadagni, di impegno e di monte ore lavorativo.

Quanto guadagna  un insegnante e come diventare professore alle scuole medie: La laurea

Il requisito fondamentale per diventare insegnante di una determinata disciplina, un tempo, era semplicemente la laurea in quella materia: per diventare professore d’italiano serviva la laurea in Lettere e Filosofia, mentre per diventare insegnante di latino e greco serviva la laurea specifica in Lettere classiche.

Il professore di matematica era un laureato in matematica, e via discorrendo per tutte le discipline, anche per quelle più tecniche.

Gli insegnanti di materie pratiche, soprattutto presso gli istituti tecnici o professionali, non avevano bisogno neanche della laurea, bensì del diploma: all’Istituto agrario, ad esempio, gli assistenti di materie come zootecnia erano dei semplici periti agrari.

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Oggi, invece, per diventare insegnante di scuola media, serve accumulare un determinato numero di crediti formativi (CFU) nell’ambito disciplinare di cui si vuole diventare docente, anche se la laurea che si ha in mano non è perfettamente coerente con le materie che si vanno a insegnare: un laureato in scienze della comunicazione con il giusto numero di crediti in letteratura e in lingua italiana, in geografia, storia, latino e linguistica, ad esempio, può andare a insegnare italiano alle scuole medie.

Ogni laureato, inoltre, è inserito in una classe di concorso denominata da una sigla: l’aver maturato il corretto numero di CFU rende parte di quella classe di concorso, e solo per quella si possono fare concorsi a cattedra, domande di supplenze o ci si può iscrivere nelle graduatorie d’istituto.

Quanto guadagna un insegnante di scuola media, come diventare professore alle medie

 

Il TFA e le graduatorie d’istituto

Dopo aver conseguito la Laurea magistrale (un tempo accorpata alla triennale in un percorso unico), gli aspiranti docenti in possesso dei crediti adatti devono svolgere 475 ore di insegnamento affiancato ad un altro docente esperto e di ruolo, il cosiddetto TFA.

Chi vuole scoprire come diventare insegnante non può non sapere cosa sia il TFA: si tratta, in sostanza, di un anno della propria vita devoluto all’apprendimento dell’insegnamento.

Il docente si comporta come un docente a tutti gli effetti, ma la retribuzione non è esaltante e serve molta pazienza.

D’altra parte chi vuole intraprendere questo percorso sa che la strada è lunga e la fatica è molta, quindi è bene entrare fin da subito nell’ottica che non c’è molta alternativa a questo Tirocinio Formativo Attivo.

Una piccola alternativa, in realtà, esiste, ma le speranze di percorrerla sono davvero flebili, e comunque non può essere una soluzione definitiva, in quanto il TFA, fino a poco tempo fa, era l’unica strada per accedere all’insegnamento scolastico e conseguire l’abilitazione.

Una buona soluzione di ripiego se si ha un altro impiego fortemente retributivo è quella, intanto, di mettersi nelle graduatorie d’istituto.

Queste liste sono composte di nomi di docenti senza abilitazione o in corsa per averla, che si rendono disponibili bussando porta a porta ai singoli istituti scolastici: ogni scuola ha la sua squadra di insegnanti a disposizione, da chiamare i caso di supplenze improvvise.

 

Lo scorrimento di lista per chiamare gli insegnanti, però, corrisponde al punteggio di ogni singolo docente, il che significa che vengono prima chiamati gli insegnanti abilitati e di ruolo, poi quelli precari e infine, se proprio non si è trovato nessun sostituto, si ricorre alle graduatorie di istituto.

Un caso a parte è rappresentato dagli istituti privati, che hanno anch’essi le proprie graduatorie ma che funzionano in modo un po’ diverso: a meno che la scuola non sia parificata, infatti, gli insegnanti delle scuole private sono chiamati direttamente dal Preside dell’istituto per docenze normalmente contrattuali di un anno scolastico, anche se ultimamente si sta sempre più diffondendo la tendenza di prediligere la continuità didattica, quindi di mantenere i docenti per più anni.

 

Gli anni di insegnamento svolti nelle scuole private concorrono comunque per aumentare il punteggio dei docenti che hanno intenzione di iscriversi al concorso a cattedre.

La nuova riforma scolastica 2017: tutto quello che c’è da sapere su come diventare un professore di scuola media

La riforma scolastica del 2017 che prevede la messa in atto di 8 decreti attuativi della Legge 107 – La Buona Scuola – ha parzialmente interessato anche la scuola media e ha influito su quanto guadagna un insegnante di scuola media.

Gli insegnanti, o coloro che vogliono diventare tali, dovranno comunque seguire l’iter che passa attraverso il TFA, ma quest’ultimo è stato sottoposto ad una revisione. Per accedervi, infatti, bisogna passare un esame di sbarramento che consente a coloro che sono risultati idonei di ricevere una formazione sotto forma di tirocinio completamente a carico dello Stato.

Coloro che non sono risultati idonei, tuttavia, potranno accedere al TFA comunque, pur sborsando di tasca propria l’intera cifra che copre le spese di formazione e tirocinio triennale (e non più annuale).

Un anno di questo tirocinio è di tipo formativo esclusivamente didattico, mentre gli altri due anni sono svolti in presenza in una scuola. Dopo aver completato questi anni si può aspirare all’assunzione con contratto a tempo indeterminato.

Orari di lavoro e ferie retribuite

Tornando a parlare di quanto guadagna un insegnante di scuola media, il punto più dolente per i docenti e per gli aspiranti tali è proprio quello dello stipendio: quanto guadagna un professore di scuola media?

Un insegnante neo assunto non può aspirare ad uno stipendio di molto superiore ai 1300 euro al mese, mentre un docente di ruolo da più di 30 anni può percepire la cifra apparentemente esorbitante di 2600 euro al mese, ma sono lordi: su di essi vanno pagate le tasse, che rendono lo stipendio di un insegnante id scuola media comunque non superiore ai 1800 euro mensili.

 

Bisogna dire, però, che i professori in generale hanno molte vacanze, dal momento che la scuola è chiusa da metà giugno a metà settembre, senza contare il periodo delle vacanze natalizie e di quelle pasquali.

Gli insegnanti hanno, dunque, 32 giorni di ferie pagate ( che si prendono di solito a luglio fino al 18 Agosto, poi ricominciano le sessioni di esami)  da aggiungervi però ci sono i tanti giorni di festa quando la scuola è chiusa e il fatto che comunque fanno 18 ore a settimana, anche se bisogna dire che tutti i giorni fanno delle ore straordinarie a casa propria per correggere i compiti degli alunni, ore NON RETRIBUITE.

Non dimentichiamo, inoltre, che i docenti più giovani possono comunque arrotondare le entrate mettendosi a disposizione come personale esterno per gli esami di terza media, che prevedono come membro esterno soltanto il Presidente di commissione.

Spesso, infatti, molti degli insegnanti più anziani si tirano indietro su questi ruoli (a parte coloro che devono rimanere obbligatoriamente in sede d’esame perché insegnano a classi terze, quindi devono portare i propri studenti a sostenere le prove), quindi è sempre richiesto molto personale pronto a sostituire i docenti mancanti.

 

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Fondatore di Economia Italia nel 2014, ha frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Collaboratore di varie testate, blog e siti in cui scrive approfondimenti di economia italiana, finanza, trading, politica ed economia internazionale, lavoro, fare impresa, marketing, rinnovabili, motori.

2 commenti

  1. “quasi quattro mesi netti di ferie l’anno”
    Non so che calcoli abbia fatto, ma anche contando le vacanze di Pasqua, Natale e altri ponti, ma a quattro mesi NETTI non ci si arriva nemmeno in un romanzo di fantascienza. Ora, se vogliamo dare informazioni errate e pescate chissà dove, va bene, ma se vogliamo dare informazioni serie su un sito di “economia italia”, allora sarebbe il caso di considerare le cose come sono in realtà. Per esempio, dei tanti vagheggiati “tre mesi estivi di vacanza”, cominciamo con il considerare che chi finisce scuola il 30 giugno è un precario e che quindi non percepirà lo stipendio (e comunque “godrebbe di soli due mesi di vacanza…). I non precari, nel mese di giugno e luglio sono impegnati negli esami di Stato (sia alle scuole Medie che alle Superiori) mentre nei primi giorni di settembre, checché se ne dica circa il fatto che la scuola inizia il 12 o il 13 o il 14 settembre, i docenti sono impegnati nei vari collegi docenti e riunioni di consiglio di classe per avviare l’anno scolastico e organizzare le varie classi, le programmazioni e tante altre belle cose.

    Ora, qualsiasi risposta a questo mio messaggio vorrei che fosse documentata e non campata per aria.
    Grazie

    1. Ha perfettamente ragione. Questi suoi, sono dati nazionali o quasi. Purtroppo le cose cambiano parecchio quando, per motivi personali, ci si sposta da una regione ad un’altra. Ho insegnato a Bologna nelle scuole comunali 6 anni e 34 in quelle statali. Alla vigilia della Fornero mi ero preparato per andare in pensione e, per questo, ho fatto domanda di trasferimento vicino a mio figlio che lavora in Trentino. Con la legge Fornero sono rimasto bloccato altri 5 anni. Ora sono in pensione ma, nel periodo “Trentino” ho vissuto delle incongurenze nel modo di organizzazione scolastica che rivelano altre realtà, anni luce da dove ho insegnato precedentemente a Bologna. La mala organizzazione, l’incompetenza dei docenti, la scarsa e ottusa dipendenza dei dirigenti scolastici dalle direttive della Provincia Autonoma di Trento. Ad esempio, senza che nessuno contesti la cosa, una insegnante supplente viene incaricata dalla Dirigente quale referente di valutazione dei docenti! Un’applicata di segreteria nomina direttamente i docenti baipassando i criteri di graduatoria e ignorando le competenze del segretario. Ai docenti di ruolo come me appena arrivato, non è stato riconosciuto il beneficio, nè considerata la richiesta, all’inizio dell’anno, di una materia di insegnamento affidata ad una collega locale, “non ancora individuata”, supplente!. Le competenze professionali delle scuole del Trentino? Qui, quasi metà degli insegnanti non sono di ruolo. Chiunque, come me, al primo anno di nomina ministeriale per concorso, prenderebbe il posto di queste persone che, quando non insegnano, si occupano di agricolutura. Per i laboratori informatici a Bologna mi occupavo del sito scolastico e dell’allestimento delle aule informatiche. Qui acquistano il doppio di tutto e chiudono tutto a chiave. In cinque anni sono stato l’unico a servirmi di queste aule con tecnologia di ultima generazione. Il Trentino è polvere negli occhi. Tuttavia si vende bene perchè ha organizzato qualche IC dove sono raccolti dei professionisti che sanno fare bene il loro lavoro. Sono i primi nelle prove Invalsi perchè usano quasi solo i testi Invalsi. Questo perchè devono provare agli italiani che loro sono i migliori. Lo stipendio netto di una commessa del supermercato prestata alla scuola come supplente a incarico annuale è di 1600 euro netti. Io, dopo 40 anni ne prendevo 1870. Una prova si può fare subito per verificare: fingere di chiedere un trasferimento in Trentino e vedere subito quanti posti sono liberi, ma già pronti ad essere assegnati a “locali” senza ruolo.

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