Cambio Euro/Dollaro giù: dedollarizzazione e conseguenze in Italia ed UE

Il dollaro sta scendendo di valore rispetto all’euro principalmente a causa di una combinazione di fattori economici e politici: (Cambio euro – dollaro aggiornato )

  • Diminuzione dei tassi di interesse statunitensi: La Federal Reserve ha iniziato a tagliare i tassi di interesse o ha segnalato una politica monetaria più accomodante, riducendo così il vantaggio di rendimento del dollaro rispetto ad altre valute come l’euro.
  • Rallentamento della crescita economica negli Stati Uniti: Le prospettive di una crescita più lenta negli USA hanno diminuito l’attrattiva del dollaro per gli investitori internazionali.
  • Aumento dell’incertezza politica e commerciale: Le politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump, come l’imposizione di nuovi dazi, hanno aumentato l’incertezza sui mercati e peggiorato la fiducia dei consumatori statunitensi, contribuendo all’indebolimento della valuta.
  • Apprezzamento dell’euro: La BCE ha mantenuto un orientamento più restrittivo sui tassi rispetto alla Fed, mentre alcuni segnali di ripresa economica in Europa (come l’annuncio di spesa fiscale in Germania) hanno rafforzato la moneta unica.

Conseguenze sui prezzi in Europa e negli Stati Uniti:

AreaConseguenze principali
Europa– L’apprezzamento dell’euro rende le importazioni (inclusi energia e materie prime) meno costose, contribuendo a una diminuzione dei prezzi al consumo e a pressioni deflazionistiche.
– Le esportazioni europee verso gli USA diventano meno competitive, penalizzando le aziende esportatrici e peggiorando la bilancia commerciale.
– Il rischio di recessione aumenta, soprattutto se si sommano la concorrenza dei prodotti cinesi dirottati dall’America e il calo dei prezzi dell’energia.
Stati Uniti– Un dollaro più debole rende le importazioni più costose, con possibili pressioni al rialzo sui prezzi al consumo (inflazione importata).
– Le esportazioni statunitensi diventano più competitive, favorendo il settore manifatturiero e migliorando la bilancia commerciale.
– Tuttavia, la perdita di fiducia e la crescita più debole potrebbero limitare i benefici per l’economia reale.

“Il forte rallentamento congiunturale, unito all’apprezzamento del cambio, alla prevedibile ‘invasione’ di beni cinesi e alla forte riduzione in corso delle quotazioni dell’energia… sono tutti fattori che si traducono a loro volta in forti pressioni verso il basso sulla dinamica dei prezzi al consumo”.

In sintesi:
Il dollaro si sta indebolendo principalmente per il rallentamento economico USA, la politica monetaria più accomodante della Fed e l’incertezza politica e commerciale. Questo comporta prezzi più bassi e rischio di deflazione in Europa, ma anche maggiori difficoltà per gli esportatori europei. Negli Stati Uniti, invece, le esportazioni sono favorite, ma le importazioni diventano più costose, con possibili effetti inflattivi

Perchè il dollaro sta perdendo valore rispetto all’euro

Il dollaro sta perdendo valore rispetto all’euro nel 2025 per una combinazione di fattori economici, politici e di fiducia nei confronti degli Stati Uniti:

  • Rallentamento della crescita economica USA: Le prospettive di raffreddamento dell’economia americana hanno ridotto l’attrattiva del dollaro per gli investitori internazionali.
  • Tagli dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve: Il mercato si aspetta che la Fed, sotto pressione politica, tagli più volte i tassi nel 2025, rendendo il dollaro meno remunerativo rispetto ad altre valute.
  • Politiche commerciali aggressive e incertezza sui dazi: La “guerra dei dazi” e la politica commerciale oscillante degli Stati Uniti hanno aumentato l’incertezza globale, spingendo investitori a ridurre l’esposizione verso asset denominati in dollari.
  • Rimpatrio di capitali verso l’Eurozona: Molti investitori europei stanno vendendo asset in dollari e riportando i capitali in Europa, rafforzando così l’euro.
  • Timori sulla sostenibilità del debito pubblico USA: L’aumento del deficit federale e i dubbi sulla sostenibilità del debito americano stanno minando la fiducia nel dollaro come valuta di riserva globale.
  • De-dollarizzazione: Alcuni paesi e banche centrali stanno riducendo la dipendenza dal dollaro, accumulando oro o diversificando le riserve, alimentando ulteriormente la debolezza del biglietto verde.

In sintesi, il 2025 vede il dollaro in calo per un mix di rallentamento economico, tagli dei tassi, incertezza politica e commerciale, e perdita di fiducia strutturale negli Stati Uniti e nella loro moneta

Come i paesi emergenti stanno usando l’oro per contrastare il declino del dollaro

paesi emergenti stanno usando l’oro come strumento strategico per contrastare il declino e la dipendenza dal dollaro attraverso una serie di azioni coordinate dalle loro banche centrali:

  • Aumento massiccio delle riserve auree: Negli ultimi anni, le banche centrali di paesi come Cina, Russia, India, Turchia e molte nazioni dell’Asia centrale e del Medio Oriente hanno incrementato in modo significativo gli acquisti di oro. Questo trend è motivato dal desiderio di diversificare le riserve, ridurre il rischio legato al dollaro e aumentare la sovranità finanziaria.
  • Risposta a instabilità geopolitica e sanzioni: L’oro è considerato un asset “universale, liquido e privo di rischio di controparte”, ideale per proteggersi da sanzioni economiche e pressioni politiche, soprattutto in un contesto di crescente frammentazione geopolitica.
  • Riduzione delle riserve in dollari: Molti paesi emergenti stanno vendendo titoli di stato americani e riducendo la quota di dollari nei loro portafogli di riserve, sia per acquistare oro sia per diminuire l’esposizione al rischio USA. Ad esempio, la Cina ha ridotto in modo significativo le proprie detenzioni di Treasury statunitensi negli ultimi anni, investendo parte delle risorse così liberate in oro fisico.
  • De-dollarizzazione e nuovi strumenti di pagamento: Oltre all’oro, alcuni paesi stanno cercando di utilizzare valute alternative (come il renminbi cinese) per il commercio internazionale, specialmente nel settore delle materie prime, riducendo ulteriormente la necessità di detenere dollari.
  • Effetto sui mercati: Questa corsa all’oro ha contribuito a spingere il prezzo del metallo a livelli record e ha ridotto il peso del dollaro nelle riserve globali delle banche centrali, che secondo le stime potrebbe scendere ulteriormente nei prossimi anni.

“Liberarsi dal giogo del dollaro è ciò a cui le cancellerie russa, cinese e di diversi altri paesi emergenti aspirano, anche perché l’oro potrebbe fungere da garanzia per le loro monete nazionali”.

In sintesi:
Le economie emergenti stanno acquistando oro su larga scala per proteggersi dalla volatilità del dollaro, dalle sanzioni e dall’instabilità geopolitica, con l’obiettivo di rafforzare la propria indipendenza finanziaria e ridurre il ruolo dominante del dollaro nei mercati globali

Conseguenze per l’economia italiana e per il Nostro import/export con un dollaro debole

In Italia, la debolezza del dollaro nel 2025 ha avuto effetti negativi sull’export e sull’import, con impatti significativi sul commercio estero e sulla competitività delle imprese italiane:

  • Export penalizzato: Il dollaro debole rende i prodotti italiani più costosi e meno competitivi sul mercato statunitense, uno dei principali partner commerciali. Questo ha rallentato la crescita dell’export italiano, che nel 2025 è aumentato solo dello 0,4% su base annua, con una contrazione delle vendite verso i mercati extra-UE (-1,4%) nonostante una crescita modesta verso l’UE (+2,1%).
  • Surplus commerciale in calo: Il surplus commerciale italiano è sceso a 2,48 miliardi di euro ad aprile 2025, ben al di sotto delle aspettative e in netto calo rispetto all’anno precedente, a causa soprattutto del rallentamento dell’export e dell’aumento delle importazioni.
  • Importazioni in aumento: Le importazioni italiane sono cresciute del 5,4% su base annua, spinte soprattutto da prodotti farmaceutici, chimici, botanici e dall’energia, con una forte crescita degli acquisti da paesi extra-UE (+11,5%).
  • Impatto sull’economia: L’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro ha contribuito a un contributo negativo alla crescita del PIL italiano nel 2025 (-0,2 punti percentuali), perché le importazioni crescono più rapidamente delle esportazioni, riducendo la competitività complessiva.
  • Effetto “anticipo dazi”: Nel primo trimestre 2025 si è registrato un aumento degli scambi dovuto all’anticipo di contratti prima dell’entrata in vigore di dazi USA, ma questo effetto si è esaurito e il commercio estero italiano ha subito una decelerazione nel resto dell’anno.
  • Settori più colpiti: L’agroalimentare italiano punta a raggiungere 9 miliardi di euro di export negli USA, ma dazi e dollaro debole pesano negativamente su questo obiettivo, riducendo la competitività del Made in Italy.

In sintesi, un dollaro debole nel 2025 penalizza l’export italiano verso gli Stati Uniti, riduce il surplus commerciale e favorisce l’aumento delle importazioni, con conseguenze di rallentamento della crescita economica e di minore competitività per le imprese italiane sui mercati internazionali

Dollaro debole è una conseguenza di una dedollarizzazione?

Sì, la debolezza del dollaro nel 2025 è in parte una conseguenza diretta del processo di dedollarizzazione a livello globale.

La dedollarizzazione è un fenomeno in cui paesi, banche centrali e mercati riducono progressivamente la loro dipendenza dal dollaro statunitense nelle riserve valutarie, nelle transazioni internazionali e negli scambi commerciali. Questo processo è accelerato da fattori geopolitici, come le sanzioni economiche Usa contro paesi come Russia e Iran, che spingono queste nazioni a cercare alternative al dollaro per evitare l’influenza politica americana. Anche paesi come Cina, Brasile e India stanno diversificando le loro riserve verso euro, yuan, oro e altre valute, riducendo la quota del dollaro nelle riserve globali sotto il 57%.

Questa riduzione della domanda globale di dollari si traduce in una pressione al ribasso sul valore della valuta, contribuendo alla sua svalutazione. Inoltre, la politica economica statunitense, caratterizzata da tagli fiscali, aumento del debito pubblico e incertezza commerciale (guerra dei dazi), ha eroso la fiducia degli investitori internazionali nel dollaro.

In sintesi, la dedollarizzazione è un fattore strutturale che alimenta la perdita di valore del dollaro, insieme a elementi di politica monetaria e fiscale interna agli Stati Uniti, e a una più ampia erosione del ruolo egemonico del dollaro come valuta di riserva globale.

In che modo le sanzioni contro la Russia accelerano il declino del dollaro

Le sanzioni occidentali contro la Russia accelerano il declino del dollaro principalmente perché spingono Mosca e altri paesi a ridurre la loro dipendenza dal dollaro nelle transazioni internazionali, favorendo la cosiddetta dedollarizzazione.

Ecco come avviene questo processo:

  • Blocco delle riserve e isolamento finanziario: Le sanzioni statunitensi hanno congelato gran parte delle riserve in dollari della Banca centrale russa e hanno escluso la Russia dal sistema Swift, fondamentale per i pagamenti internazionali in dollari. Questo ha costretto la Russia a cercare alternative al dollaro per continuare a commerciare, ad esempio usando altre valute o sistemi di pagamento alternativi.
  • Spinta verso altre valute: Paesi come Russia, Cina, India e Brasile stanno aumentando l’uso di euro, yuan e altre valute nelle loro riserve e scambi commerciali per evitare la vulnerabilità alle sanzioni statunitensi. Questo riduce la domanda globale di dollari e ne indebolisce il ruolo di valuta di riserva mondiale.
  • Effetto boomerang sulle sanzioni: L’uso del dollaro come strumento geopolitico per imporre sanzioni rischia di minare la stessa egemonia del dollaro, perché i paesi colpiti e i loro partner commerciali cercano di aggirare il sistema finanziario dominato dagli USA, creando circuiti alternativi che escludono il dollaro.
  • Perdita di fiducia e riduzione della centralità: La crescente volontà di diversificare le riserve valutarie e di limitare l’esposizione al dollaro, alimentata dalle sanzioni, contribuisce a un declino strutturale del biglietto verde, che perde centralità nelle reti finanziarie globali.

In sintesi, le sanzioni contro la Russia accelerano il declino del dollaro perché spingono Mosca e altri paesi a sottrarsi al dominio del dollaro nelle transazioni internazionali, riducendo la domanda globale della valuta e minando la sua egemonia finanziaria. Questo fenomeno è parte di un più ampio processo di dedollarizzazione che sta ridisegnando gli equilibri valutari mondiali

le tensioni geopolitiche e la caduta del dollaro

Le tensioni geopolitiche influenzano profondamente il futuro del dollaro come valuta di riserva in diversi modi chiave:

  • Erosione della fiducia internazionale: Le tensioni politiche, come quelle tra l’amministrazione americana e la Federal Reserve, le politiche di deregolamentazione e l’aumento del debito pubblico USA, stanno indebolendo la percezione di solidità economica e stabilità finanziaria degli Stati Uniti. Questo mina la fiducia globale nel dollaro, che è fondamentale per il suo ruolo di valuta di riserva.
  • Uso del dollaro come strumento geopolitico: Gli Stati Uniti utilizzano il dollaro per imporre sanzioni economiche e finanziarie (ad esempio contro Russia e altri paesi), ma questo strumento di pressione può avere un effetto boomerang. I paesi colpiti cercano di aggirare il sistema finanziario dominato dal dollaro, accelerando la dedollarizzazione e la ricerca di valute alternative, riducendo così la domanda globale di dollari.
  • Transizione verso un sistema monetario multipolare: Le tensioni geopolitiche stanno favorendo un sistema globale meno dominato dal dollaro e più caratterizzato dalla convivenza di diverse valute di riserva, come l’euro, lo yuan cinese e altre. Questo riduce il primato del dollaro e potrebbe portare a una ridefinizione degli equilibri finanziari internazionali.
  • Rischio di crisi valutaria e instabilità: Le politiche interne statunitensi, unite alle tensioni geopolitiche, aumentano il rischio di una crisi valutaria che potrebbe portare a un crollo del dollaro, con forti ripercussioni sui mercati finanziari globali e sulla stabilità economica mondiale.
  • Dimensione strategica della politica valutaria: La gestione del dollaro assume una valenza strategica che va oltre l’economia, diventando uno strumento di competizione geopolitica tra grandi potenze. La capacità degli USA di mantenere il dollaro come valuta di riserva dipende anche dalla loro abilità di gestire queste tensioni e mantenere la fiducia internazionale.

In sintesi, le tensioni geopolitiche stanno accelerando il declino strutturale del dollaro come valuta di riserva, favorendo la dedollarizzazione e la nascita di un sistema monetario globale più multipolare, con importanti implicazioni economiche e strategiche per gli Stati Uniti e il mondo intero.

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Previsioni cambio euro/dollaro

Le previsioni sul prezzo del dollaro rispetto all’euro nel 2025 sono contrastanti, ma la maggior parte degli analisti concorda su un quadro di moderato indebolimento del dollaro o di stabilità entro un range ristretto, con possibilità di rafforzamento temporaneo in alcuni periodi.

Ecco i principali scenari emersi dalle analisi più recenti:

ScenarioDescrizioneValori attesi EUR/USD
Indebolimento del dollaroMolti esperti, come UBS e Morningstar, prevedono un indebolimento del dollaro nel corso del 2025, dovuto a tagli dei tassi d’interesse da parte della Fed, crescita economica più debole negli USA e rafforzamento dell’euro grazie a condizioni economiche e politiche favorevoli in Europa.EUR/USD potrebbe salire da circa 1,05 a 1,12-1,16 entro fine 2025
Stabilità o lieve rafforzamento del dollaroAlcuni analisti, come J. Safra Sarasin, ritengono che il dollaro possa mantenere la sua forza o addirittura rafforzarsi nella prima metà del 2025, grazie al vantaggio di rendimento rispetto ad altre valute e al ruolo di bene rifugio in un contesto di incertezza geopolitica e commerciale.EUR/USD intorno a 1,05-1,08 nella prima metà del 2025
Previsioni tecniche più ottimistiche per l’euroModelli di analisi tecnica indicano un possibile aumento del cambio EUR/USD fino a 1,22-1,25 entro fine 2025, con un trend di rafforzamento dell’euro sostenuto da dinamiche di mercato e politiche monetarie europee più restrittive rispetto agli USA.EUR/USD tra 1,20 e 1,25 da agosto a dicembre 2025

Fattori chiave che influenzeranno l’andamento:

  • Politica monetaria della Federal Reserve e della BCE (tagli o rialzi dei tassi).
  • Crescita economica relativa tra USA ed Eurozona.
  • Tensioni geopolitiche e commerciali, che possono aumentare la domanda di dollari come bene rifugio o favorire valute alternative.
  • Sostenibilità del debito pubblico e politiche fiscali in entrambi i blocchi.
  • Eventuali sviluppi nei conflitti internazionali che possono influenzare la fiducia nelle valute.

In sintesi:
Il dollaro nel 2025 potrebbe oscillare in un range compreso tra un lieve indebolimento e una stabilità relativa, con l’euro che ha buone chance di rafforzarsi fino a quota 1,12-1,16 e potenzialmente oltre, fino a circa 1,22-1,25 nel secondo semestre, a seconda degli sviluppi economici e politici globali

Autore

  • massy biagio

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.