Divorzio: Assegno di Mantenimento oggi in Italia

Una sentenza della Cassazione dice che l’assegno di mantenimento del coniuge in caso di divorzio, non deve più essere calcolato in base al tenore di vita del coniuge quando era sposato, ma che dovrà essere dato solo se l’ex coniuge non riesce a mantenersi e di un importo tale l’assegno di mantenimento dopo il divorzio, gli serva per poter vivere in modo dignitoso, ma non più legato allo stile di vita precedente.

Come si calcola in Italia quesa somma

In Italia, il calcolo dell’assegno di mantenimento (o “assegno divorzile”) viene determinato secondo le disposizioni dell’articolo 5 della Legge 54/2006, che tiene conto di diversi fattori per stabilire l’importo. Ecco i principali elementi considerati:

  1. Reddito e capacità reddituale: Viene valutato il reddito del coniuge che deve corrispondere l’assegno. Questo include il salario, pensione, redditi da proprietà, rendite finanziarie, ecc. Se il coniuge è disoccupato o sottoccupato, può essere considerata la sua capacità di guadagno potenziale.
  2. Contributo al nucleo familiare: Viene considerato il contributo che il coniuge ha fornito al nucleo familiare durante il matrimonio, in termini di cura dei figli, gestione della casa, supporto al partner nel lavoro, ecc.
  3. Stato di bisogno: Si valuta il fabbisogno del coniuge che riceverà l’assegno, considerando le sue necessità personali e la capacità di mantenersi autonomamente.
  4. Durata del matrimonio: La durata del matrimonio è un fattore che può influenzare la durata dell’assegno di mantenimento.
  5. Condizioni economiche e patrimoniali delle parti: Vengono valutati i patrimoni personali delle parti e le loro condizioni economiche attuali.
  6. Criteri di equità: L’assegno deve essere stabilito in modo equo, tenendo conto delle circostanze specifiche del caso.

In base a questi fattori, il giudice determina l’importo dell’assegno di mantenimento. Solitamente, l’assegno è periodico e può essere rivisto nel tempo in base a eventuali cambiamenti nelle condizioni economiche o di vita delle parti.

È importante notare che ogni caso è unico e i risultati possono variare in base alle circostanze specifiche del divorzio. Per ottenere una valutazione precisa, è consigliabile consultare un avvocato specializzato in diritto di famiglia in Italia.

Questa sentenza, sta creando una gran confusione e tante domande tra le persone divorziate o che vogliono chiedere un divorzio, cerchiamo allora di fare chiarezza, rimarcando che però ora deve essere la politica a chiarire il tutto, perchè non è giusto che questioni così importanti come il calcolo dell’importo dell’assegno di mantenimento sia a discrezione del singolo giudice, invece che di una specifica legge decisa dal Parlamento italiano.

Chi deve pagare l’uomo o la donna?

In base alla legge italiana, il dovere di mantenimento reciproco tra coniugi non è legato al genere, ma dipende dalle capacità economiche di ciascun coniuge e dalle circostanze specifiche del caso. Ecco alcuni punti chiave:

  1. Capacità economiche: Il dovere di mantenimento può essere richiesto dal coniuge che si trova in uno stato di bisogno economico rispetto all’altro. Questo non dipende dal genere, ma dalla situazione finanziaria individuale.
  2. Redditi simili o entrambi con pochi redditi: Se entrambi i coniugi hanno redditi simili o entrambi hanno pochi redditi, potrebbe non essere necessario stabilire un assegno di mantenimento. Tuttavia, se uno dei coniugi è in uno stato di bisogno economico mentre l’altro ha maggiori capacità economiche, potrebbe essere richiesto all’altro di fornire un supporto economico attraverso un assegno di mantenimento.
  3. Equità e circostanze individuali: La legge prevede che la decisione riguardo all’assegno di mantenimento sia basata sulla valutazione delle circostanze specifiche del caso, inclusi i redditi e i patrimoni delle parti, nonché le loro capacità di guadagno potenziali.
  4. Valutazione del giudice: È compito del giudice valutare equamente le condizioni delle parti e decidere se un coniuge deve versare un assegno di mantenimento all’altro, e in che misura, in base a quanto previsto dalla legge e alla luce delle prove presentate nel procedimento di divorzio.

In sintesi, non esiste una regola rigida che stabilisca automaticamente quale coniuge debba mantenere l’altro. La decisione dipende dalle singole circostanze del caso, inclusi i redditi e le capacità economiche dei coniugi coinvolti.

Se un coniuge non lavora e non ha casa e l’altro guadagna meno di 2.000 euro al mese quanti soldi spettano al coniuge?

In Italia, non esiste una risposta univoca e precisa a quanto spetta al coniuge che non lavora e non ha casa quando l’altro guadagna meno di 2.000 euro al mese. La quantificazione del sostegno economico dipende da diversi fattori, tra cui:

– Regime patrimoniale: Se i coniugi sono in regime di comunione dei beni, il reddito del coniuge che lavora viene considerato familiare e utilizzato per il mantenimento di entrambi. In caso di separazione dei beni, il coniuge non lavoratore potrebbe comunque avere diritto a un assegno di mantenimento, ma l’importo sarebbe determinato dal giudice in base alle specifiche circostanze.

– Motivi della mancanza di lavoro: Se il coniuge non lavora per motivi di salute, gravidanza, cura dei figli o altre cause considerate legittime, potrebbe avere maggiori possibilità di ottenere un sostegno economico.

– Capacità lavorative del coniuge non lavoratore: Il giudice valuterà se il coniuge non lavoratore ha le capacità e le possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro. Se il coniuge non ha mai lavorato o non ha le competenze per svolgere un’attività lavorativa, potrebbe essere più difficile ottenere un assegno di mantenimento consistente.

– Tenore di vita durante il matrimonio: Il giudice terrà conto del tenore di vita che la coppia aveva durante il matrimonio e cercherà di garantire al coniuge non lavoratore un livello di vita simile a quello a cui era abituato.

– Presenza di figli: Se la coppia ha figli minori, il giudice stabilirà anche un assegno di mantenimento per i figli, che sarà a carico di entrambi i genitori in proporzione ai loro redditi.

– Patrimonio e risorse del coniuge non lavoratore: Il giudice valuterà anche se il coniuge non lavoratore possiede beni propri o altre risorse che potrebbero contribuire al suo mantenimento.

– Accordi tra i coniugi: Se i coniugi raggiungono un accordo consensuale sulla separazione o sul divorzio, possono stabilire liberamente l’entità dell’assegno di mantenimento, purché l’accordo sia conforme ai principi di equità e solidarietà familiare.

Esistono diverse forme di sostegno economico per il coniuge non lavoratore:

  • Assegno di mantenimento: È un contributo periodico di denaro versato dal coniuge che lavora a quello che non lavora. L’importo dell’assegno è stabilito dal giudice in base ai criteri sopraelencati.
  • Alimenti: Se il coniuge non lavoratore non ha diritto all’assegno di mantenimento, può comunque richiedere gli alimenti, che sono una prestazione alimentare minima per il mantenimento decoroso del coniuge stesso.
  • Reddito di cittadinanza: Se il coniuge non lavoratore ha i requisiti per accedere al Reddito di cittadinanza, può richiedere questo sostegno economico.

Per ottenere un sostegno economico, il coniuge non lavoratore può:

  • Richiedere l’intervento di un giudice nell’ambito di una separazione o di un divorzio giudiziale.
  • Richiedere un assegno di mantenimento consensuale all’altro coniuge.
  • Presentare domanda per gli alimenti presso il tribunale competente.
  • Presentare domanda per il Reddito di cittadinanza presso l’Inps.

È consigliabile rivolgersi a un avvocato per ricevere una consulenza personalizzata sulla propria situazione specifica e per conoscere i diritti e le tutele a cui si può accedere.

Divorzio come cambia l’assegno di mantenimento:

Purtroppo in Italia la cultura giuridica di base latita, e anche molte testate giornalistiche stanno facendo confusione. La Corte di Cassazione in Italia non fa giurisprudenza, cioè le leggi non cambiano in base alle sentenze della Cassazione, che è il 3° grado di giudizio nel processo che si celebra nel Nostro paese.
I tre poteri dello Stato italiano infatti si distinguono in
  • Legislativo ( che può emanare leggi) che è il Parlamento
  • Giudiziario ( che giudica se la legge è rispettata) cioè la magistratura.
  • Esecutivo ( che fa eseguire le leggi) la Polizia ed altri organi di polizia.
Quindi le sentenze della Cassazione non valgono come leggi, in quanto vige il principio di “civil law” , a differenza della giurisprudenza Americana ed Inglese la “common law” che siamo tanto abituati a vedere in film e telefilm e che ci confondono le idee come in questi casi.
Anche se non fanno legge, le sentenze della Cassazione sono importanti.
Va detto però che anche se non fanno legge, le sentenze della Cassazione sono importanti, ancora di più quelle della Suprema Corte di Cassazione. Un avvocato, può sempre citare – durante un processo – queste sentenze, sarà poi il giudice a decidere se tenerne conto, oppure no.
Divorzio: assegno di mantenimento, novità 2019
Il divorzio milionario che ha fatto tanto parlare gli italiani, quello tra
l’ex Presidente del Consiglio Berlusconi e la moglie Veronica Lario.

Cambia l’assegno di mantenimento secondo la Suprema Corte di Cassazione.

  1. La sentenza n. 11504/17 della Suprema Corte di Cassazione, specifica che “Il mantenimento non va riconosciuto a chi è indipendente economicamente” , quindi la Corte con questa sentenza depositata il 10 Maggio 2017,  stabilisce che ci possono essere dei nuovi parametri su cui calcolare un eventuale assegno di mantenimento: cioè che il coniuge a cui spetta il mantenimento, non dovrà più attraverso l’assegno cercare di mantenere il livello di vita precedente al suo ex-compagno, ma dovrà solo dargli un assegno per fargli avere un livello di vita minimo indispensabile alla sopravvivenza.
  2. L’assegno di mantenimento cessa nel momento in cui l’ex-coniuge è in grado di mantenersi da solo o nel momento in cui l’ex coniuge rifiuta un lavoro/reddito il quale può farlo mantenere da solo“.
ESEMPIO: per capire meglio, prendiamo uno dei divorzi che più hanno fatto clamore nel Nostro paese: quello tra l’ex Presidente del Consiglio Berlusconi e la moglie Veronica Lario. Con una sentenza del 23 Giugno 2015, l’assegno di mantenimento alla ex signora Berlusconi è stato fissato a 1.400.000 euro al mese, cioè quasi 17 milioni di euro all’anno, una cifra veramente fuori da ogni logica e che fece molto scalpore. Se questo processo si fosse celebrato non anni fa ma diciamo da domani, l’avvocato di Berlusconi avrebbe potuto citare la sentenza 11504/17 della Suprema Corte di Cassazione e cavarsela con un assegno di 1/2.000 euro al mese, oppure anche NIENTE, visto che comunque la signora Lario aveva a disposizione un reddito minimo derivante da immobili e altro tipo di rendite.

Ma cosa succederà oggi alle coppie che hanno già divorziato? E cosa succederà da ora in poi alle coppie che si stanno divorziando?

Purtroppo quando la discrezionalità del giudice è così ampia, è difficilissimo poter dire, caso per caso, cosa potrebbe accadere agli assegni di mantenimento per l’ex-coniuge.
Innanzitutto possiamo sicuramente dire per chiarire tutta la questione che la legge non è cambiata, però in più c’è questa sentenza, sentenza alla quale si potranno basare gli avvocati divorzisti nella loro discussione durante la causa di divorzio, cercando di far pagare di meno al proprio cliente.
I vecchi assegni di mantenimento quindi rimarranno gli stessi, in molti parlano di cause di divorzio da rifare, ma secondo Noi è solo una gran perdita di tempo e denaro, proprio perchè la legge non è cambiata, e rifare tutto un processo solo in base ad una sentenza della Suprema Corte di Cassazione è estremamente rischioso.

Si impone una rivisitazione legislativa del divorzio

La società è profondamente cambiata in questi ultimi 100 anni. Si consideri che le donne fino al 1945 in Italia nemmeno avevano il diritto di voto.
Il matrimonio era considerato una specie di assicurazione sulla vita. I matrimoni erano principalmente basati su questioni economiche. Ovviamente c’era anche il discorso “amore”, ma non era strettamente necessario, quello che contava nel matrimonio era che il marito potesse prendersi cura della moglie e della prole economicamente per il resto delle loro vite, inoltre il matrimonio implicava la comunione dei beni proprio per rimarcare questo principio: si mettevano insieme tutti i propri averi e si formava una famiglia.
Questi principi, innanzitutto sociali e di civiltà, sono stati anche principi giuridici che ancora oggi sono validi in molti casi.
Purtroppo la Nostra giurisprudenza – molto conservatrice – non è stata in grado di riformarsi come si è riformata la società che ha avuto enormi cambiamenti. Ormai le donne hanno gli stessi diritti degli uomini da decenni, ma leggi, regolamenti ed usi che sono ancora legati ad una società patriarcale li relègano a ruoli di secondo piano, anche grazie a strumenti giuridici come l’assegno di mantenimento. Perchè una persona , una volta che ha divorziato, dovrebbe mantenere lo stesso stile di vita di quando era sposata?
Questa sentenza ci riporta ad una realtà più vicina a quella odierna: se una ex-moglie o ex-marito non lavorano e non hanno un reddito minimo per vivere, è giusto che l’ex – se ha un reddito – lo aiuti finchè non si trova un lavoro, ma nel momento in cui troverà un lavoro e avrà un reddito sufficiente, l’assegno di mantenimento cesserà di essere erogato. La cessazione dell’assegno di mantenimento avverrà anche nel caso in cui la persona che lo percepisce dovesse rinunciare ad un possibile lavoro, come dice la sentenza. Questo equipara quindi l’assegno di mantenimento dell’ex-coniuge, all’assegno di mantenimento per il / i figlio/i.
Per seguire il principio legislativo che la legge è uguale per tutti, il parlamento quindi ora è moralmente obbligato a cambiare la legge sul divorzio, in modo da regolare in modo chiaro il funzionamento dell’assegno di mantenimento.

Autore

  • Economia-italia.com

    Amministratore e CEO del portale www.economia-italia.com Massy Biagio è anche analista finanziario, trader, si avvicina al mondo della finanza dopo aver frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Collaboratore di varie testate online dal 2007, in cui scrive di economia, mercati, politica ed economia internazionale, lavoro, fare impresa, marketing, dal 2014 è CEO di www.economia-italia.com.

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