La Crisi Economica in Germania del 2024 spiegata bene

La Germania sta affrontando difficoltà economiche dovute a quella che viene descritta come una politica economica miope e inefficace. In questo articolo parleremo della crisi dell’economia tedesca, una sua lettura, su cosa si basa l’economia in Germania, quali sono i dati preoccupanti, le conseguenze della crisi tedesca sulle altre nazioni europee.

Dal 2000, l’economia tedesca ha avuto una performance inferiore al suo potenziale, con una crescita media del PIL di circa l’1,3% all’anno, al di sotto della media della zona Euro e un punto percentuale inferiore a quella degli Stati Uniti. La produttività del lavoro e totale dei fattori ha mostrato solo un modesto aumento dello 0,5% annuo. Questa debolezza economica è stata aggravata da un calo significativo degli investimenti pubblici e privati, particolarmente durante l’era Merkel, con una riduzione di oltre 2 punti percentuali. Questo ha favorito partiti di protesta come l’AFD di Alice Weidel.

Dati economici tedeschi 2024: Segnali di allarme

IndicatorePrevisionePrecedenteImpatto
Crescita PIL0% (Ifo) / -0.1% (Kiel Institute)+0,4%Stagnazione o recessione
Inflazione2,2%5,9%Calo lento, potere d’acquisto ridotto
Disoccupazione6%5,7%Aumento, mercato del lavoro debole
Produzione industriale– 5,9 %– 3,61Contrazione, minore competitività
Produzione edilizia-3,1%Crisi del settore, investimenti frenati

Questi dati economici tedeschi per il 2024 evidenziano un quadro preoccupante, con una crescita stagnante o addirittura negativa, un’inflazione persistente e un aumento della disoccupazione. La contrazione della produzione industriale e la crisi del settore edile segnalano ulteriori difficoltà per l’economia tedesca, alimentando timori di una possibile crisi.

Mancanza di investimenti

Il problema principale dell’economia tedesca risiede nella scarsa crescita della domanda interna, che non è riuscita a superare il PIL. Nel frattempo, il risparmio nazionale è aumentato dal 22% al 29% del PIL, mentre l’investimento totale è rimasto fermo intorno al 19% del PIL. Inoltre, la contrazione degli investimenti pubblici è stata particolarmente marcata, arrivando al 2,7% del PIL nel 2022, insufficiente per mantenere adeguatamente lo stock di capitale pubblico. Questa mancanza di investimenti ha contribuito in modo significativo al rallentamento economico della Germania.

Leggi: Troppa rigidità nei Conti Pubblici hanno impedito gli investimenti in Germania.

A causa di un significativo vuoto di domanda interna, la Germania ha ceduto al resto del mondo le sue risorse inutilizzate, portando la bilancia dei pagamenti da lievemente passiva nel 2001 a un surplus del 7-8% del PIL negli ultimi anni.

Questo avanzo è principalmente dovuto a un deficit di assorbimento interno, poiché i governi tedeschi non sono riusciti a sostenere adeguatamente la domanda interna.

Dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, le leggi federali e statali sul freno all’indebitamento hanno contribuito a ridurre il debito pubblico tedesco, ma ciò è avvenuto a scapito degli investimenti pubblici, causando un deterioramento delle infrastrutture e creando un’illusione di riduzione strutturale della spesa.

Questo ritardo negli investimenti non è stato neutrale; ha comportato una perdita di produttività e una crescita economica più lenta. Il taglio delle spese ha avuto luogo in un contesto di infrastrutture già deteriorate, aggravando ulteriormente la situazione.

La politica economica restrittiva ha determinato una perdita stimata di un punto percentuale di PIL all’anno, che cumulativamente ha raggiunto diverse centinaia di miliardi di euro (circa 700 miliardi).

La politica economica della Germania ha portato a una posizione creditoria netta abnorme verso l’estero, derivante dai crescenti avanzi del conto corrente. Tuttavia, questi investimenti e prestiti esteri hanno generato perdite in conto capitale per centinaia di miliardi di euro, aggiungendosi a un incremento del PIL inferiore al potenziale per due decenni. Se le risorse fossero state investite internamente, le perdite sarebbero state minori, rendendo la politica economica tedesca apparentemente irrazionale. Nonostante ciò, il popolo tedesco ha accettato i costi di questa strategia, e le classi dirigenti ne sono state consapevoli.

Questa scelta sembra essere stata motivata da ragioni metaeconomiche, probabilmente geopolitiche. Si ipotizza che l’attivo verso l’estero sia stato un obiettivo intermedio, costoso ma necessario per consentire alla Germania di ritagliarsi un ruolo influente in politica estera su scala mondiale, o almeno per consolidare la sua supremazia sui partner europei, spesso debitori. Tuttavia, questa strategia solleva diversi problemi e interrogativi sul futuro economico e politico del Paese.

Il Neomercantilismo

Se l’ipotesi fosse vera, la Germania starebbe adottando una forma estrema di neomercantilismo, finalizzata non solo alla vendita all’estero, ma al conseguimento del potere attraverso il commercio. Questa situazione solleverebbe interrogativi riguardo al motivo per cui una tale politica sia stata accettata non solo dall’opinione pubblica, ma anche dalle istituzioni, dal sistema di checks and balances e dai media tedeschi.

Inoltre, se l’ipotesi fosse fondata, i partner europei avrebbero avuto ragione a opporsi ai tentativi del ministro Lindner di riformare il patto di stabilità in modo da ripetere gli errori passati, compromettendo ogni sforzo di cambiamento introdotto dal programma Next Generation EU. In questo contesto, sarebbe fondamentale discutere, ridefinire e garantire il rispetto delle condizioni necessarie affinché l’Unione Europea possa essere veramente un’unione tra pari, l’unica accettabile.

La Crisi Economica in Germania spiegata bene

Ordoliberismo

La dottrina economica seguita dalla Germania è l’ordoliberalismo, che enfatizza uno stato forte nella gestione delle relazioni economiche con gli altri paesi.

A differenza dei principi keynesiani stabiliti a Bretton Woods, che sostengono che sia i paesi in deficit che quelli in surplus debbano adeguare simmetricamente le loro politiche economiche, la Germania ha storicamente resistito a tale cooperazione. Dal dopoguerra, la Germania si è orientata verso un approccio neomercantilista, mantenendo costantemente surplus delle partite correnti e limitando al contempo la crescita della domanda interna. Ad esempio, negli anni ’70, nonostante un significativo apprezzamento del marco tedesco, il tasso di cambio reale della Germania non ha subito un sostanziale aggiustamento a causa dell’inflazione interna controllata.

Con l’avvento dell’euro, il surplus della Germania nel saldo delle partite correnti è durato per due decenni. Poiché i tassi di cambio nell’Eurozona sono fissi, l’adeguamento di questo surplus avrebbe dovuto comportare un’espansione più rapida della domanda interna tedesca rispetto alla crescita complessiva dell’area. Tuttavia, la Germania ha deliberatamente limitato la sua domanda interna, mantenendola al di sotto sia della crescita del PIL nazionale che della media dell’Eurozona. Ciò è stato ottenuto attraverso tagli agli investimenti pubblici e mantenendo un surplus di bilancio tra il 2012 e il 2018. Di conseguenza, la posizione di creditore netto della Germania nei confronti dei paesi esteri si è ampliata drasticamente, superando ora il 70% del suo PIL, ovvero quasi tre trilioni di dollari. Ciò suggerisce una strategia che non è puramente economica, ma probabilmente mirata a obiettivi meta-economici più ampi.

  • Liberamente tratto da un post di A. Graziani, professore di economia monetaria.

Ricapitolando; cosa è accaduto alla Germania nell’ultimo anno

L’economia tedesca ha affrontato diverse sfide economiche nell’ultimo anno, culminando in una crisi economica che ha sollevato preoccupazioni a livello nazionale e internazionale. Alcuni dei fattori chiave che hanno contribuito alla crisi includono:

  1. Rallentamento della Crescita Economica: La Germania ha visto una significativa decelerazione della crescita economica. Dopo un lungo periodo di espansione, il prodotto interno lordo (PIL) ha subito una stagnazione e in alcuni trimestri si è addirittura contratto.
  2. Problemi nel Settore Manifatturiero: La Germania è fortemente dipendente dal suo settore manifatturiero, in particolare dall’industria automobilistica. Tuttavia, la domanda globale di automobili e altri beni di consumo è diminuita, complicata anche dalla transizione verso veicoli elettrici e dalle normative più severe sulle emissioni.
  3. Alto Costo dell’Energia: La crisi energetica, esacerbata dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni contro la Russia, ha portato a un aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia. La Germania, storicamente dipendente dal gas russo, ha dovuto affrontare costi energetici elevati che hanno messo sotto pressione sia le imprese che i consumatori.
  4. Inflazione Elevata: Come in molte altre economie europee, l’inflazione in Germania ha raggiunto livelli storicamente alti, spinta dai prezzi dell’energia e da interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali. Questo ha ridotto il potere d’acquisto dei consumatori e ha aumentato i costi per le imprese.
  5. Aumento dei Tassi di Interesse: La Banca Centrale Europea ha aumentato i tassi di interesse nel tentativo di controllare l’inflazione. Tuttavia, questi aumenti hanno reso il credito più costoso, rallentando ulteriormente gli investimenti e i consumi.
  6. Incertezza Geopolitica: Le tensioni geopolitiche, in particolare la guerra in Ucraina e le relazioni con la Russia, hanno creato incertezza e instabilità economica. Questo ha influenzato negativamente la fiducia degli investitori e dei consumatori.

Questi fattori, combinati, hanno creato una situazione di incertezza e debolezza economica per la Germania. Le autorità tedesche stanno cercando di rispondere a queste sfide con misure di stimolo economico e politiche per diversificare le fonti di energia, ma la ripresa rimane fragile e incerta.

La decisione di uscire dal nucleare:

La decisione della Germania di uscire dal nucleare, nota come “Energiewende” (transizione energetica), è stata un pilastro della politica energetica del paese negli ultimi decenni. Questa decisione è stata presa formalmente dopo il disastro nucleare di Fukushima in Giappone nel 2011, quando il governo tedesco, guidato all’epoca dalla cancelliera Angela Merkel, decise di accelerare il phase-out (graduale eliminazione) delle centrali nucleari entro il 2022. Ecco un riepilogo dei motivi e delle conseguenze principali di questa decisione:

Motivi per l’Uscita dal Nucleare:

  1. Sicurezza: L’incidente di Fukushima ha evidenziato i rischi associati all’energia nucleare, anche in paesi con elevati standard di sicurezza. Questo ha aumentato le preoccupazioni pubbliche riguardo alla sicurezza delle centrali nucleari in Germania.
  2. Pressione Pubblica e Ambientale: C’è stata una forte opposizione pubblica al nucleare in Germania, radicata in movimenti ambientalisti attivi fin dagli anni ’70 e ’80. La paura dei rischi nucleari, delle scorie radioattive e del potenziale di incidenti ha contribuito a un sentimento pubblico favorevole all’abbandono del nucleare.
  3. Focalizzazione sulle Energie Rinnovabili: La Germania ha scelto di investire pesantemente nelle energie rinnovabili come l’eolico e il solare. L’uscita dal nucleare è vista come un’opportunità per accelerare questa transizione verso fonti energetiche più sostenibili e meno pericolose.
  4. Indipendenza Energetica: Una motivazione aggiuntiva è stata il desiderio di ridurre la dipendenza da fonti di energia centralizzate e ad alto rischio, diversificando l’approvvigionamento energetico del paese.

Conseguenze e Sfide:

  1. Aumento dei Costi Energetici: Uno degli effetti immediati è stato l’aumento dei costi energetici. Le energie rinnovabili richiedono investimenti infrastrutturali significativi, e la dipendenza dalle importazioni di gas e carbone ha temporaneamente aumentato i prezzi.
  2. Dipendenza dai Combustibili Fossili: A causa della chiusura delle centrali nucleari, la Germania ha aumentato l’uso di centrali a carbone e gas per compensare la capacità persa, portando a un temporaneo aumento delle emissioni di CO2, contrastando gli obiettivi climatici.
  3. Sfide di Rete e Stoccaggio: L’integrazione di grandi quantità di energia rinnovabile intermittente nella rete nazionale ha presentato sfide significative in termini di stabilità della rete e necessità di sistemi di stoccaggio dell’energia.
  4. Critiche Internazionali: Alcuni esperti e paesi hanno criticato la decisione della Germania, ritenendo che il nucleare possa essere una componente necessaria per una transizione verso un’energia a basse emissioni di carbonio, data la sua capacità di fornire energia stabile e senza emissioni di CO2.
  5. Impatto sulla Competitività Industriale: L’aumento dei costi energetici ha sollevato preoccupazioni circa l’impatto sulla competitività delle industrie tedesche, specialmente quelle ad alta intensità energetica.

Nonostante le sfide, la Germania continua a perseguire la sua strategia di transizione energetica, puntando a ridurre drasticamente le emissioni di carbonio e aumentare la quota di energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2045. La decisione di uscire dal nucleare rimane una scelta controversa, ma rappresenta un impegno a lungo termine verso un sistema energetico più sostenibile.

Il sogno dell’elettrico si è trasformato in incubo

La decisione dell’industria automobilistica tedesca di puntare fortemente sui veicoli elettrici (EV) rappresenta una svolta strategica cruciale nel tentativo di allinearsi con gli obiettivi di sostenibilità e con le normative europee sulle emissioni. Tuttavia, questa transizione non è priva di difficoltà. Ecco i principali problemi e sfide derivanti da questa decisione:

1. Alti Costi di Transizione:

  • Ristrutturazione Aziendale: Le case automobilistiche devono investire ingenti somme per sviluppare nuovi modelli elettrici, adattare le linee di produzione e formare il personale su nuove tecnologie. Questo implica significative ristrutturazioni aziendali e, spesso, tagli al personale.
  • Investimenti in Ricerca e Sviluppo: Lo sviluppo di batterie più efficienti, tecnologie di ricarica rapida e infrastrutture adeguate richiede notevoli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo sforzo può essere un onere finanziario pesante, soprattutto in un periodo di transizione economica globale.

2. Problemi di Fornitura e Materie Prime:

  • Dipendenza dalle Materie Prime: La produzione di batterie richiede metalli rari come litio, cobalto e nickel, la cui estrazione è limitata a poche regioni del mondo, spesso instabili politicamente o con preoccupazioni ambientali ed etiche.
  • Vulnerabilità nelle Catene di Fornitura: La dipendenza da fornitori esterni, soprattutto in Asia, per batterie e componenti elettronici rende l’industria vulnerabile a interruzioni delle catene di approvvigionamento, come quelle osservate durante la pandemia di COVID-19.

3. Sostenibilità delle Batterie:

  • Impatto Ambientale: Nonostante i veicoli elettrici siano pubblicizzati come ecologici, la produzione e lo smaltimento delle batterie hanno un impatto ambientale significativo. L’estrazione delle materie prime è spesso associata a danni ambientali e violazioni dei diritti umani.
  • Riciclaggio delle Batterie: Attualmente, la tecnologia e l’infrastruttura per il riciclaggio delle batterie sono ancora limitate, e lo smaltimento inadeguato può portare a problemi ambientali futuri.

4. Infrastrutture di Ricarica Insufficienti:

  • Rete di Ricarica Limitata: Sebbene la Germania stia investendo nell’espansione delle stazioni di ricarica, la rete non è ancora sufficientemente capillare per supportare una massiccia adozione di veicoli elettrici. Questo crea preoccupazioni per l’autonomia e l’accessibilità alla ricarica, specialmente nelle aree rurali.
  • Tempi di Ricarica: Anche con le stazioni di ricarica rapida, i tempi di ricarica sono ancora significativamente più lunghi rispetto al rifornimento di un veicolo a combustione, influenzando l’adozione da parte dei consumatori abituati alla comodità dei veicoli tradizionali.

5. Resistenza dei Consumatori:

  • Prezzi Elevati: I veicoli elettrici tendono ad avere un costo iniziale più alto rispetto ai veicoli tradizionali, il che può scoraggiare i consumatori, nonostante gli incentivi governativi.
  • Preoccupazioni sull’Autonomia: Molti consumatori sono ancora preoccupati per l’autonomia dei veicoli elettrici, in particolare in climi freddi o per viaggi lunghi.

6. Implicazioni per l’Occupazione:

  • Riduzione dei Posti di Lavoro: La produzione di veicoli elettrici richiede meno manodopera rispetto a quelli a combustione interna. Questo potrebbe portare a una riduzione dei posti di lavoro nel settore manifatturiero, colpendo duramente un’industria tradizionalmente importante per l’occupazione in Germania.
  • Necessità di Riqualificazione: C’è una necessità crescente di riqualificare la forza lavoro per nuove competenze, come la produzione di batterie e la manutenzione di motori elettrici, che differiscono notevolmente dai motori a combustione interna.

7. Competizione Internazionale:

  • Concorrenza Asiatica: Aziende come Tesla e produttori cinesi stanno guadagnando rapidamente quote di mercato con veicoli elettrici innovativi e competitivi. L’industria automobilistica tedesca deve affrontare una competizione globale intensa, con il rischio di perdere il proprio primato tecnologico.

Nonostante queste sfide, l’industria automobilistica tedesca rimane determinata a guidare la transizione verso la mobilità elettrica. Le aziende stanno investendo in nuove tecnologie, collaborazioni e innovazioni per superare questi ostacoli e posizionarsi come leader nel mercato dei veicoli elettrici. Tuttavia, il successo di questa trasformazione dipenderà dalla capacità di affrontare efficacemente le sfide e di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato globale.

I dati della crisi

Ecco una tabella con i principali indicatori economici della Germania, aggiornati con gli ultimi dati disponibili, per evidenziare la performance dell’economia e le perdite registrate negli ultimi anni:

Indicatore202120222023 (stima)Variazione (2021-2023)
PIL (variazione % annua)+2.6%+1.9%-0.4%-3.0% punti percentuali
Disoccupazione (%)5.7%5.3%5.7%0.0 punti percentuali
Inflazione (%)3.1%8.1%6.0%+2.9 punti percentuali
Produzione Industriale (%)+6.6%-0.6%-1.5%-8.1 punti percentuali
Bilancia Commerciale (€ Mld)+194+150+120-74 miliardi di euro
Investimenti (% PIL)22.7%22.4%21.9%-0.8 punti percentuali
Consumo Privato (% annua)+0.9%+0.5%-0.8%-1.7 punti percentuali
Debito Pubblico (% PIL)69.3%66.3%68.5%-0.8 punti percentuali

Note sui Dati:

  1. PIL: La crescita economica della Germania ha subito un rallentamento significativo, con una contrazione stimata per il 2023. Questo rappresenta una perdita di momentum economico e riflette le difficoltà che il paese sta affrontando.
  2. Disoccupazione: Il tasso di disoccupazione è rimasto relativamente stabile, ma l’incapacità di ridurre ulteriormente il tasso evidenzia una stagnazione del mercato del lavoro.
  3. Inflazione: L’inflazione è aumentata significativamente, spinta dai costi energetici e dalle pressioni sui prezzi, raggiungendo livelli che non si vedevano da decenni.
  4. Produzione Industriale: Dopo una forte ripresa nel 2021, la produzione industriale ha registrato un calo, riflettendo la difficoltà delle industrie, in particolare del settore automobilistico, nell’adattarsi alle nuove sfide economiche.
  5. Bilancia Commerciale: Il surplus commerciale si è ridotto drasticamente, indicando un calo della competitività delle esportazioni tedesche, parzialmente a causa delle interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali e dell’aumento dei costi di produzione.
  6. Investimenti: Gli investimenti come percentuale del PIL sono leggermente diminuiti, segnalando un rallentamento dell’attività economica e un possibile ritardo nell’adozione di nuove tecnologie necessarie per la transizione energetica.
  7. Consumo Privato: Il consumo privato ha subito un calo, influenzato dall’inflazione elevata che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie.
  8. Debito Pubblico: Il debito pubblico rispetto al PIL è rimasto relativamente stabile, ma l’incapacità di ridurlo significativamente mostra le difficoltà fiscali che il paese affronta in un contesto economico complesso.

Questi dati riflettono un quadro complesso e sfidante per l’economia tedesca, con segnali di rallentamento in vari settori chiave. La Germania si trova ora ad affrontare la necessità di adattarsi rapidamente a un contesto globale in cambiamento, caratterizzato da alti costi energetici, inflazione e pressioni competitive.

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Autore

  • massy biagio

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.

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