Nel dibattito in corso sulla privatizzazione del servizio postale con una prevista partecipazione pubblica al di sotto della quota di maggioranza, il governo deve affrontare critiche, soprattutto per la sua dura presa di posizione nei confronti del quotidiano Repubblica. Più avanti scoprirai anche cos’è il Prestito Fiat che alcune banche partecipate pubbliche dallo Stato davano a questa industria.
Vengono sollevate preoccupazioni circa il potenziale impatto sulla libertà di stampa, sulla libertà di pensiero dei giornalisti e sulla diffusione generale delle informazioni.
I critici sostengono che non definendo chiaramente lo scopo e le strategie del progetto di privatizzazione, si corre il rischio di intrecciare i ruoli di editore, giornale e informazione, rendendo difficile l’analisi critica della storia della Fiat nel corso dei decenni.
Da evidenziare il sostegno del governo all’azienda torinese, pari a 220 miliardi in 40 anni, in varie forme come piani di prepensionamento, cassa integrazione, programmi di rottamazione e persino sostegni indiretti attraverso enti come Mediobanca.
Tuttavia, si riconosce la complessità della situazione, mettendo in guardia dal semplificare la narrazione lasciando intendere che la Fiat sia sopravvissuta esclusivamente grazie al sostegno statale o che l’intervento pubblico fosse esclusivamente interessato a salvaguardare la proprietà . E’ cruciale comprendere il ruolo significativo svolto dalla Fiat in un contesto capitalista limitato, con una concorrenza di mercato limitata e misure protezionistiche contro l’accesso straniero.
La posizione centrale della fabbrica non aveva solo implicazioni economiche ma anche implicazioni sociali, istituzionali e politiche. La narrazione presenta il persistente dilemma affrontato durante le crisi, quando la scelta era tra una profonda ristrutturazione con licenziamenti di massa o fare affidamento su reti di sicurezza sociale per evitare gravi conseguenze per le famiglie e la regione.
La preferenza per l’intervento pubblico in tali situazioni è vista come una scommessa morale da parte della proprietà , illustrando un capitolo storico nel panorama economico, bancario, sociale e politico italiano che richiede un esame sfumato. L’articolo si conclude sottolineando l’importanza di considerare il contesto storico nel valutare le attuali prospettive della famiglia Agnelli e le loro scelte strategiche in un panorama in evoluzione.
Cos’era il cosiddetto Prestito Fiat fatto da banche italiane controllate dallo Stato
Il “prestito fiat” che le banche italiane facevano a Fiat era un tipo di finanziamento specifico progettato per supportare l’azienda automobilistica torinese. Le sue caratteristiche principali includevano:
Finalità : I prestiti erano erogati per finanziare specificamente investimenti in nuovi modelli, impianti di produzione e tecnologie. Lo scopo era di supportare la crescita e l’innovazione di Fiat.
Termini: I prestiti avevano una durata generalmente lunga, fino a 10 o 15 anni, per ammortizzare il costo degli investimenti.
Tassi di interesse: I tassi di interesse applicati erano spesso agevolati, inferiori a quelli di mercato, grazie all’intervento di enti statali o a garanzie specifiche.
Rischio: Le banche si assumevano un rischio maggiore rispetto a un prestito tradizionale, in quanto Fiat era un’azienda privata con un andamento finanziario non sempre stabile.
Interessi: Lo schema dei prestiti fiat prevedeva il pagamento di interessi periodici da parte di Fiat alle banche.
Garanzie: Per ridurre il rischio, le banche richiedevano spesso garanzie reali, come ipoteche su beni aziendali o quote societarie.
Motivazioni: Le banche italiane avevano un interesse a supportare Fiat per diverse ragioni:
- L’importanza di Fiat per l’economia italiana: Fiat era un’azienda leader nel settore automobilistico e un importante datore di lavoro in Italia. La sua salute finanziaria era quindi considerata di interesse nazionale.
- Politica industriale: Il governo italiano spesso interveniva per supportare le grandi aziende come Fiat, considerate strategiche per l’economia del paese.
- Rapporti di fiducia: Le banche italiane intrattenevano da tempo rapporti di fiducia con Fiat e i suoi vertici.
Critiche: Lo schema dei prestiti fiat è stato oggetto di critiche da parte di alcuni osservatori, che ne hanno sottolineato i seguenti aspetti:
- Mancanza di trasparenza: Le condizioni dei prestiti non erano sempre rese pubbliche, alimentando sospetti di favoritismi verso Fiat.
- Rischi per le banche: L’elevato rischio dei prestiti fiat poteva mettere a rischio la stabilità del sistema bancario italiano.
- Mancanza di concorrenza: Lo schema di finanziamento poteva limitare la concorrenza nel settore automobilistico, favorendo Fiat rispetto ad altri competitors.
Evoluzione: Lo schema dei prestiti fiat è stato gradualmente dismesso negli ultimi anni, in seguito all’introduzione di nuove regole europee in materia di aiuti di stato e di concorrenza. Le banche hanno adottato criteri più rigorosi per la concessione di prestiti alle aziende, anche a quelle di grandi dimensioni come Fiat.
Esempio: Un esempio di prestito fiat è stato l’erogazione di 3 miliardi di euro da parte di un consorzio di banche italiane a Fiat Chrysler Automobiles nel 2014. Il prestito era finalizzato a finanziare il piano di rilancio dell’azienda, che prevedeva il lancio di nuovi modelli e l’ammodernamento degli impianti produttivi.
Conclusione: Il prestito fiat era un tipo di finanziamento che le banche italiane facevano a Fiat per supportare la sua crescita e innovazione. Lo schema è stato oggetto di critiche per la sua mancanza di trasparenza e i rischi per le banche, ma ha contribuito al successo di Fiat nel corso degli anni.
Informazioni aggiuntive:
- Per approfondire la storia dei prestiti fiat, puoi consultare il seguente articolo: <URL non valido rimosso>
- Per informazioni sui finanziamenti attualmente offerti da FCA Bank, puoi visitare il sito ufficiale: <URL non valido rimosso>
Aiuti di Stato alla Stellantis ex FIAT negli anniÂ
Gli aiuti dello Stato italiano a Stellantis, ex FIAT, negli anni sono stati numerosi e di diversa natura. Di seguito, un riassunto per decennio:
Anni ’90:
- 1992: Finanziamento agevolato da 1.500 miliardi di lire per la riconversione dello stabilimento di Mirafiori.
- 1998: Legge 488/1998: incentivi per la rottamazione di auto vecchie e l’acquisto di nuove auto Euro 3.
Anni 2000:
- 2005: Accordo di programma tra FIAT e Governo italiano per investimenti in Italia e occupazione.
- 2008: Decreto “salva-FIAT”: prestito di 3 miliardi di euro garantito dallo Stato.
Anni 2010:
- 2012: Nuovo accordo di programma tra FIAT e Governo italiano per investimenti in Italia e occupazione.
- 2014: Decreto “Industria 4.0”: incentivi per l’innovazione tecnologica nelle imprese.
Anni 2020:
- 2020: Decreto “Rilancio”: incentivi per l’acquisto di auto elettriche e ibride.
- 2021: Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): investimenti per la transizione ecologica e digitale dell’industria automobilistica.
Quantificare il valore complessivo di questi aiuti è complesso:
- Le cifre variano a seconda delle fonti e del tipo di aiuto considerato.
- Alcune misure, come gli incentivi all’acquisto, sono rivolte a tutti i cittadini, non solo a Stellantis.
- Altre misure, come i prestiti garantiti dallo Stato, possono essere considerate come un sostegno finanziario piuttosto che un aiuto vero e proprio.
Tuttavia, è chiaro che gli aiuti dello Stato italiano a Stellantis sono stati significativi:
- Hanno contribuito a mantenere l’azienda in Italia e a salvaguardare l’occupazione.
- Hanno favorito la riconversione degli stabilimenti produttivi e l’innovazione tecnologica.
- Hanno sostenuto la transizione ecologica dell’industria automobilistica.
La questione degli aiuti di Stato a Stellantis è complessa e controversa:
- C’è chi sostiene che questi aiuti siano necessari per mantenere competitiva l’industria automobilistica italiana.
- Altri criticano il fatto che lo Stato italiano sovvenzioni un’azienda privata, soprattutto in un momento di crisi economica.
Il dibattito è destinato a continuare.
Oltre agli aiuti di Stato, Stellantis ha beneficiato di altri vantaggi in Italia:
- Un sistema di tassazione favorevole alle imprese.
- Un’infrastruttura di trasporto efficiente.
- Una forza lavoro qualificata.
Questi fattori hanno contribuito a fare dell’Italia uno dei principali centri produttivi di Stellantis.
Tuttavia, il futuro di Stellantis in Italia è incerto:
- L’azienda sta investendo in altri paesi, come la Polonia e la Serbia.
- La concorrenza nel settore automobilistico è molto forte.
- Il mercato italiano è in calo.
Il governo italiano dovrà continuare a supportare Stellantis se vuole mantenere l’azienda in Italia e salvaguardare l’occupazione.
Conclusioni , opinioni
In un mondo perfetto, se un’azienda ha problemi fallisce e i lavoratori si cercano un altro lavoro.
Questo dovrebbe accadere IN TEORIA e molti economisti “liberisti” IN TEORIA hanno perfettamente ragione.
Purtroppo però la pratica è lontana anni luce da questo modo di affrontare le cose.
Quando una Fabbrica come Fiat diventa SISTEMICA cioè parte integrante di un sistema diventa esattamente come una banca TOO BIG TO FAIL” cioè troppo grande per fallire.
Se mandi a casa 200.000 operai più il triplo dell’indotto non solo lasci senza stipendio mezzo milione di persone ma un paio di milioni di peersone non vivranno più economicamente come prima
Questo non poterà solo a problemi sociali spiccioli ( dargli da mangiare, pagargli le bollette di luce ed acqua e gas, vestiti) ma porterà inevitabili scontri sociali politici.
E’ da questi scontri sociali politici che possono andare al potere partiti estremisti di destra o di sinistra o religiosi che possono leteralmente distruggere un paese.
L’Italia ci è passata nel ventennio 1920-1945, un centinaio di anni fa.
Ecco che una azienda grande come Stellantis oggi in Italia che ha circa 50.000 dipendenti va aiutata, non solo per i motivi di cui sopra, ma perchè i più importanti concorrenti di Stellantis oggi sono fabbriche cinesi che hano sostanziali aiuti di Stato.
L’economia globalizzata di oggi infatti è tutto meno che liberista o liberale. Ci sono potenze industriali come la Cina o la Russia le cui industrie sono direttamente finanziate o addirittura direttamente controllate dal Governo centrale che – in caso di bisogno – gli da tutti gli incentivi possibili ed immaginabili.
Ma come aiutare una fabbrica come FIAT/Stellantis?
Il modo migliore è continuare a dare incentivi per la rottamazione, così si aiuterebbero i cittadini a cambiare l’auto e le auto italiane a vendersi.
Di certo gli incentivi sono meglio dei DAZI che qualcuno evoca, ma che – è stato dimostrato – deprimono un’economia.