Juventus: Elkann no a CEO di Tether Ardoino? Cosa succede davvero (e cosa può succedere)

Nel pieno del riassetto societario della Juventus, il messaggio che filtra dalla proprietà è chiaro: la governance resterà saldamente nelle mani di Exor e l’asse operativo guarda a Damien Comolli per il ruolo di CEO, non a Paolo Ardoino (Tether) qui il suo patrimonio.

Il contesto: Tether è salita oltre il 10% del capitale e ha annunciato la presentazione di una propria lista per il CdA in vista dell’assemblea del 7 novembre 2025, proponendo anche modifiche di governance e la disponibilità a sostenere l’aumento di capitale.

Su questi fatti ci sono conferme ufficiali e autorevoli; la “chiusura” verso l’ipotesi di Ardoino CEO emerge invece come scelta politica di Exor, resa evidente dalla promozione interna di Comolli e dalle liste presentate.

Indice rapido

• 1) Cronologia essenziale dei fatti
• 2) Perché Elkann ha detto “no” a un CEO esterno come Ardoino
• 3) Ruoli e poteri: Exor 65%, Tether >10% e il CdA
• 4) Gli scenari possibili dopo l’assemblea
• 5) Il tema finanziario: conti, aumenti, sponsor, tecnologia
• 6) Rischi, opportunità e timeline operativa
• 7) FAQ rapide

1) Cronologia essenziale dei fatti

Febbraio–Aprile 2025: Tether comunica l’ingresso nel capitale Juve e poi l’aumento della quota sopra il 10%, diventando secondo azionista dietro Exor. Il titolo a Piazza Affari reagisce subito alle prime notizie.

Primavera–estate 2025: Paolo Ardoino (Tether) dichiara pubblicamente la volontà di “contare” nella vita economica del club e di sostenere la crescita, anche alla luce della potenza di fuoco finanziaria dell’azienda.

Settembre–Ottobre 2025: dal fronte Exor emergono con sempre maggiore nettezza due scelte: conferma della guida “politica” e promozione di Comolli a CEO per l’operatività quotidiana.

Ottobre 2025: Tether ufficializza che presenterà una propria lista per il CdA e chiederà cambiamenti di governance, manifestando disponibilità a sostenere l’aumento di capitale fino a 110 milioni. Exor ha già messo 30 milioni. Assemblea fissata al 7 novembre 2025. :contentReference[oaicite:4]{index=4}

2) Perché Elkann ha detto “no” a un CEO esterno come Ardoino

Formalmente non c’è mai stata una candidatura ufficiale di Ardoino al ruolo di amministratore delegato da mettere ai voti; tuttavia, nel discorso pubblico l’ipotesi è circolata come possibile “scorciatoia” per dare più peso a Tether in tempi rapidi. La scelta di Elkann — e quindi di Exor — di puntare su Comolli come CEO costituisce, di fatto, un “no” all’idea di un CEO espresso dal nuovo socio. Le ragioni principali sono tre:

1. Continuità e controllo: Juventus viene da anni complessi tra conti e vicende giudiziarie. Exor preferisce un CEO interno al perimetro decisionale già allineato, in grado di eseguire una roadmap chiara senza shock.
2. Chiarezza dei ruoli: con Exor al 65% e Tether al 10,7%, la catena di comando non è in discussione. Dare il timone operativo a un rappresentante del socio di minoranza avrebbe prodotto ambiguità su priorità e responsabilità.
3. Rischio reputazionale e regolatorio: il mondo crypto è in rapida maturazione, ma resta esposto a scrutinio normativo. Un CEO proveniente da un emittente di stablecoin avrebbe attratto un’attenzione regolatoria extra su un club quotato, in un momento in cui la Juve ha bisogno di stabilità e compliance rigorosa.

3) Ruoli e poteri: Exor 65%, Tether >10% e il CdA

La maggioranza relativa di Exor (circa 65%) garantisce la capacità di dettare l’architettura di comando e di far passare la “propria” lista, salvo accordi o convergenze diverse. Il superamento del 10% da parte di Tether, però, non è banale: consente di presentare una lista autonoma, di ottenere rappresentanza in CdA e di pesare su decisioni strategiche, specie se parte del flottante e dei piccoli azionisti dovesse ritenere convincenti le proposte (ad esempio su capitali freschi, sponsorizzazioni, tecnologia).

4) Gli scenari possibili dopo l’assemblea

A) Status quo “rafforzato”

È lo scenario base: Comolli CEO, Ferrero presidente, organigramma chiarito e continuità di gestione. Tether ottiene uno o due posti in CdA (da minoranza), portando contributi su progetti specifici ma senza guidare la strategia complessiva.

B) Compromesso negoziato

Exor e Tether potrebbero accordarsi su un mix di seggi, comitati (es. digitale, commerciale globale, data & fan engagement) e progetti (pagamenti, tokenizzazione servizi non finanziari, membership), preservando la linea Exor ma valorizzando capacità esecutiva e rete di Tether.

C) Confronto “duro” sulle liste

Se Tether puntasse a una rappresentanza più ampia e parte del mercato la sostenesse, l’assemblea potrebbe trasformarsi in un test politico: Exor ha i numeri, ma Tether può forzare un dibattito pubblico che, in Borsa, conta.

D) Sponsorizzazione e partnership

Al netto delle poltrone, un accordo commerciale con Tether (sponsor principale o co-sponsor) sarebbe un modo rapido per portare cassa, aumentare visibilità fuori dall’Europa e finanziare la rosa nel rispetto del FPF. Non cambia la governance, ma ammorbidisce lo scontro.

E) Exit (improbabile nel breve)

Le voci su una vendita di Juventus ricompaiono ciclicamente. Non ci sono conferme credibili di una cessione imminente; con un piano di rilancio in corso e una maggioranza solida, questo è uno scenario strutturalmente residuale nel 2025.

5) Il tema finanziario: conti, aumenti, sponsor, tecnologia

Il dossier Juve ha una parte finanziaria “hard” e una parte “soft” legata a brand, tecnologia e ricavi commerciali.

• Aumento di capitale: ipotesi fino a €110 mln, con Exor già a quota €30 mln. La disponibilità dichiarata da Tether a partecipare riduce il rischio di esecuzione. :contentReference[oaicite:6]{index=6}
• Perdite e FPF: i conti post-scandali hanno pesato. Servono piano triennale, crescita ricavi ricorrenti e disciplina salari/investimenti.
• Ricavi commerciali: una sponsorship “tech-fin” globale vale non solo capex a breve, ma espansione della fanbase nei mercati emergenti e modelli di monetizzazione (pagamenti istantanei, servizi premium, loyalty avanzata).
• Infrastruttura digitale: con un partner come Tether si può accelerare su pagamenti digitali e membership, senza confondere però governance con commerciale.

6) Rischi, opportunità e timeline operativa

Timeline prossime tappe

• Fino al 6 novembre 2025: roadshow interno con soci e mercato; definizione delle deleghe.
• 7 novembre 2025: assemblea, voto sulle liste, nomina CdA, CEO e comitati.
• Entro dicembre 2025: eventuale lancio dell’aumento di capitale; perfezionamento di sponsorship e piani digitali.

7) FAQ rapide

Elkann ha “bocciato” ufficialmente Ardoino CEO?
Non esiste un atto formale di bocciatura, ma la scelta di puntare su Comolli come CEO equivale a un “no” politico all’ipotesi di Ardoino in cabina di comando.

Tether può “prendersi” la Juve?
Con il 10,7% può incidere, presentare una lista e ottenere seggi. Ma con Exor al 65% non può governare senza un accordo.

L’aumento di capitale cambia gli equilibri?
Può rafforzare i conti e abilitare investimenti. Se sottoscritto pro quota non altera la governance; se uno dei soci mettesse molto di più, allora sì.

Ha senso uno sponsor Tether?
Sì, se incassa bene e porta espansione internazionale. Va costruito con compliance rigorosa e perimetro chiaro (niente confusione con ruoli gestionali).

Comolli è una scelta conservativa?
È una scelta di continuità controllata: definisce una catena di comando chiara e riduce il rischio di attriti nella fase 2025–2027.

8) Che tipo di “no” è quello di Elkann: semantica del potere

Nel lessico delle grandi holding, i “no” raramente sono testuali: si manifestano con le nomine, con la composizione delle liste e con la distribuzione delle deleghe. Qui il “no” alla figura di Ardoino come CEO si traduce in tre campanelle operative:

• Lista Exor blindata per ruoli apicali (presidenza, AD, comitati chiave).
• Perimetro dei comitati disegnato per tenere separati indirizzo strategico e contributo del nuovo socio.
• Agenda focalizzata su risanamento finanziario e compliance, con progetti digitali complementari ma non trainanti.

9) Cosa vuole Tether (e cosa può ottenere)

Tether ha dimostrato orizzonte industriale e disponibilità a impegnare risorse. Nella pratica, ecco il massimo realistico che può ottenere nel breve:

1. 1–2 seggi in CdA e presenza nei comitati a trazione commerciale/digitale.
2. Accordo quadro per sponsorship e piattaforme di pagamento/fan engagement.
3. Clausole di salvaguardia reputazionale: garanzie su conformità e risk management con audit terzi.

In assenza di questi punti, l’alternativa è un confronto a geometria variabile in assemblea, che però difficilmente cambierà i vertici apicali nel 2025.

10) La partita invisibile: regolazione, UEFA e mercati

Tre variabili “esterne” condizionano l’esito:

• Regolazione crypto: l’Europa sta consolidando quadri come MiCA. Per un club quotato, la compliance è non negoziabile: sponsorizzare è un conto, governare è un altro.
• UEFA/FPF: i paletti finanziari obbligano a rigore nella gestione dei costi. Sponsorizzazioni e capex digitali aiutano, ma non sostituiscono un piano operativo credibile.
• Mercati: l’equity story della Juve resta ciclica e narrativa-dipendente. Un racconto coerente (CEO forte, CdA coeso, piano finanziario) è leva di valorizzazione quanto un top-player.

11) La mappa delle decisioni 2025–2027

12) Conclusione: cosa significa, in una riga

La Juventus sceglie la continuità forte: Comolli al timone operativo, Tether in CdA ma non al comando; la porta non è chiusa ai soldi e alle idee, è chiusa alla “regia” esterna.

Juventus, tra campo e società: Tudor sotto pressione e spogliatoio diviso prima della Lazio

Juventus, Tudor in bilico: Lazio spartiacque per panchina e spogliatoio

Introduzione — parola chiave: Juventus Tudor panchina
Dopo un avvio stentato sotto la gestione Tudor, la Juventus si ritrova a metà ottobre in un equilibrio sottile: la proprietà osserva, lo spogliatoio borbotta, i tifosi rumoreggiano. La prossima sfida con la Lazio non è solo una partita di campionato, ma un vero test di tenuta per il gruppo e per il tecnico croato.

I numeri che preoccupano Exor

Dal suo arrivo, Tudor ha collezionato più pareggi che vittorie, con una media punti che non raggiunge quella di Allegri. La squadra produce poco in attacco (meno di 1,2 gol a partita), subisce gol fotocopia e fatica nella gestione dei finali. A livello societario, Exor considera il rendimento “al di sotto delle aspettative”, ma senza panico: per ora la priorità è non destabilizzare ulteriormente il progetto tecnico.

Il confronto interno avvenuto a Vinovo tra Giuntoli, Ferrero e lo staff tecnico ha messo in chiaro la posizione della proprietà: pieno supporto, ma solo a patto che si vedano miglioramenti concreti già dalla trasferta di Roma.

Spogliatoio: la spaccatura silenziosa

All’interno della Continassa si respira un’aria sospesa. Fonti vicine allo staff parlano di un gruppo diviso: i “soldati” fedeli al tecnico (Gatti, Bremer, Danilo, Rabiot) apprezzano la sua durezza, altri (in particolare alcuni attaccanti e giovani) faticano a trovare spazio e ritmo.

Le lamentele principali riguardano il metodo di allenamento rigido, la ridotta comunicazione e la sensazione che il mister abbia già una gerarchia intoccabile. Tudor chiede corsa, pressing e sacrificio costante, ma il messaggio non arriva uguale a tutti. Il rischio è quello di un effetto Allegri-bis: una squadra che obbedisce ma non crede.

Un dirigente sintetizza così il clima: «Non è caos, ma la Juve è come un motore diesel: se non lo scaldi bene, ti si spegne nel momento decisivo».

Lazio-Juventus: lo spartiacque

La partita di domenica all’Olimpico assume i contorni di una verifica tecnica e psicologica. La Lazio, pur priva di alcuni titolari (Castellanos, Rovella, Gigot), resta pericolosa in casa e vorrà reagire dopo l’ultima sconfitta.

La Juve si affiderà a Yildiz e Vlahovic per rompere la siccità offensiva, con McKennie e Locatelli a dare equilibrio a centrocampo. In difesa, si valuta il rientro di Gatti accanto a Bremer, mentre Di Gregorio resta confermato tra i pali. L’unico dubbio di formazione riguarda l’esterno sinistro, dove Kostic e Cambiaso si giocano il posto.

Tatticamente, Tudor sta pensando a un 4-2-3-1 più aggressivo, con Fagioli trequartista leggero e Chiesa largo, per costringere la Lazio a difendersi bassa. Ma lo spartito dovrà adattarsi anche alla tenuta mentale di una squadra in tensione.

Dentro o fuori (psicologicamente)

Per la proprietà non è una finale, ma quasi. Giuntoli e Ferrero hanno già fissato un mini-bilancio interno per la fine di ottobre: se la squadra non mostra miglioramenti nella gestione del gioco e nei punti raccolti, verrà avviata una “riflessione tecnica” post-sosta. Tradotto: Tudor resta, ma il credito non è illimitato.

Nei corridoi della Continassa ancora ci si vuole affidare a Tudor, dopo la parentesi Motta.

Le prossime settimane: calendario e rischi

Tre gare, tre esami: serve un cambio di passo immediato se Tudor vuole blindare la panchina prima della sosta e del voto di novembre in casa Exor.

Conclusione: Juve, serve unità prima ancora che vittorie

La Juventus del dopo-Allegri e del “caso Elkann–Tether” ha due fronti aperti: la ricostruzione economica,  societaria e  tecnica. Tutte chiedono stabilità, ma il campo non perdona. Tudor ha ancora tempo, ma non molto: la Lazio può salvargli la panchina o riaprire un altro ciclo di tensioni dentro una Juve che, in questi mesi, sembra avere troppi capitani e poche certezze.

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