DIAMANTE “BENE RIFUGIO”: EVIDENZE DAL CONFRONTO CON ALTRE ATTIVITA’ FINANZIARIE 

LA RIDUZIONE DEL RISCHIO DI PORTAFOGLIO E’ GARANTITA DAL  DIAMANTE. 

Autore: Tiziano Dall’Omo – Economista e Analista finanziario 

ABSTRACT: Individuare verso quale tipologia di choc finanziario il diamante offre una protezione  maggiormente significativa, partendo dal comportamento del suo prezzo durante la recente prolungata fase  di instabilità finanziaria 2005-2019. Al fine di testare la proprietà di bene rifugio del diamante lo abbiamo  confrontato con attività che possono essere incluse nel portafoglio tipico di un investitore europeo (azioni  europee, Bund, titoli di Stato dei paesi GIPS, oro) nello stesso periodo. 

Il diamante non è mai stato al centro dell’attenzione nel senso descritto dal titolo anche se oggi il  PIL di interi paesi si basa sulle sue operazioni di estrazione. Ci sono state straordinarie plusvalenze  registrate negli ultimi 15 anni, globalmente superiori al 50% annuo riferite solo ai diamanti  incolori, impropriamente denominati “bianchi”, e non riferendosi quindi al mondo dei diamanti  fancy color, dalle plusvalenze ben superiori ma eminentemente soggettive, cioè non basate su  cartelli economici o indici, ma lasciate alla libera trattativa dei venditori. Questo nonostante nello  scorso triennio 2016-2019 si sia generata una flessione del 14% del prezzo dei diamanti incolori,  anche se solo per certe categorie. 

Le evidenze econometriche derivano da misurazioni che, per definizione, devono essere calcolate  su basi numeriche comuni, il che non caratterizza il diamante che, per le sue caratteristiche naturali  e del tutto “non finanziarie”, non può essere oggetto di comparazione con altre asset class in quanto  non è un asset class né un prodotto finanziario (CONSOB 2013 e 2017).  

I termini reali di quotazione dei diamanti all’ingrosso (Rapaport e IDEX) sono trasformati in  rapporti percentuali su scala logaritmica e quindi incrociati con gli altri dati provenienti dalle fonti  principali relative a: 

  • rendimento dell’oro (denominato in euro)  
  • Bund = rendimento di un paniere di titoli di Stato tedeschi con durata compresa tra 7 e 10 anni  • ESX = rendimento dell’indice azionario europeo EuroStoxx50 
  • GIPS = rendimento di un paniere di titoli di stato italiani, spagnoli, portoghesi e greci, con durata  compresa tra 7 e 10 anni prendendo un timeframe di 15 anni, esattamente dal 2005 al 2019; 

pur in parte applicandolo, ci siamo relativamente discostati dal classico modello GARCH di  eteroschedasticità statistica perché i risultati differivano troppo dalle medie previsionali, il che 

significa che il nostro metodo non è perfetto ed incontestabile e tuttavia riesce a dare un’idea di  cosa è il diamante in riferimento alle altre asset class

DIAMANTE “BENE RIFUGIO”: EVIDENZE DAL CONFRONTO CON ALTRE ATTIVITA’ FINANZIARIE 
Sopra: un diamante grezzo ritrovato in un deposito di kimberlite. Fonte: wikipedia.

TEST ECONOMETRICO  

Obbiettivi 

Individuare verso quale tipologia di choc finanziario il diamante offra una protezione  maggiormente significativa, partendo proprio dal comportamento del suo prezzo durante la  recente fase di instabilità finanziaria, avviatasi nell’estate del 2007 con la crisi finanziaria globale e  poi proseguita con la crisi del debito sovrano dell’area dell’euro; le sue proprietà di bene rifugio ci  consentono di analizzare in che misura il prezzo del diamante presenti un andamento inverso  rispetto a quelli delle attività rischiose in presenza di forti tensioni finanziarie. 

L’analisi delle correlazioni rolling dimostra l’evoluzione nel tempo tra le varie attività del  portafoglio europeo. È stato osservato il comportamento del diamante in periodi caratterizzati da  turbolenza finanziaria, ottenendo elementi utili a sostegno della sua eventuale caratteristica di  bene rifugio. Inoltre, il confronto con le correlazioni rolling di altri candidati a bene rifugio  consente una comparazione. Oltre a ciò, le correlazioni condizionali permettono di evidenziare i  comportamenti dei vari diamante, Indici azionari e Bund nelle fasi sfavorevoli dei risky assets di  riferimento; le fasi sfavorevoli sono identificate con rendimenti dei risky assets inferiori ai percentili  di rendimento del 10, del 5 e dell’1%. L’intuizione alla base dell’analisi è che, quando i rendimenti  dei titoli rischiosi sono fortemente negativi, i rendimenti dei candidati a bene rifugio dovrebbero  essere mediamente superiori allo zero o pari a zero. In tal modo verrebbe evidenziata la capacità  del bene rifugio di fornire protezione contro choc negativi relativi ai titoli rischiosi.  

Analisi  

La performance del diamante viene posta in relazione con i rendimenti dei titoli rischiosi  (rappresentati, per l’area dell’euro, dalle azioni e dai titoli sovrani dei paesi GIPS) e con i relativi  percentili, gli stessi utilizzati per le correlazioni condizionali, cioè 10, 5 e 1%. Nell’equazione c’è  anche una serie di variabili di controllo, che comprende un indicatore di avversione al rischio e  una media dei tassi a breve termine delle principali aree valutarie. La scelta di queste due variabili  di controllo si motiva così: nelle fasi di politica monetaria molto espansiva, in cui i tassi a breve  sono particolarmente contenuti, tutte le attività finanziarie tendono in generale ad aumentare di  valore; viceversa, i tassi a breve elevati gravano sui prezzi di tutte le attività finanziarie. L’assenza  di queste variabili potrebbe configurare problemi di distorsione da variabili omesse, con connessa  inconsistenza degli stimatori. Nell’ambito dell’analisi, si distinguono tre casi:  

  1. forte bene rifugio (Correlazione condizionata a choc ai titoli rischiosi = 0); 
  2. debole bene rifugio (Correlazione condizionata a choc ai titoli rischiosi < 0); 3. assenza di proprietà di bene rifugio. 

Il diamante ha proprietà di forte bene rifugio rispetto per una data attività rischiosa se esso tende  ad apprezzarsi nel caso in cui quella attività rischiosa sia soggetta a uno choc particolarmente  negativo. Se la reattività attesa del prezzo del bene rifugio al titolo rischioso è nulla, è definita  debole bene rifugio. Se, infine, la reattività del prezzo del bene rifugio è positiva a una variazione  estrema e se registra un calo, l’asset in questione non può essere considerato bene rifugio nei  confronti di quel dato titolo rischioso. Nell’ambito della specificazione funzionale sopra presentata,  la reattività attesa complessiva del bene rifugio viene misurata come somma (S) dei coefficienti  associati ai risky assets. Ad esempio, nell’ottica di un investitore europeo, l’ipotesi che il diamante  rappresenti un bene rifugio rispetto alle azioni viene verificata attraverso una valutazione sulla  somma di alcuni coefficienti. Se S risulta significativamente minore di zero, vi è evidenza a favore  del diamante come forte bene rifugio. Se, invece, S non risulta significativamente diversa da zero, il  diamante sarebbe un debole bene rifugio. Infine, se S risulta significativamente positivo si ha  evidenza a favore dell’assenza di effetto bene rifugio. Le variabili incluse nelle equazioni sono le  seguenti:  

Gold = rendimento dell’oro (denominato in euro, nelle stime relative all’area dell’euro, in dollari per  quelle relative agli Stati Uniti); 

Bund = rendimento di un paniere di titoli di Stato tedeschi con durata compresa tra 7 e 10 anni; ESX = rendimento dell’indice azionario europeo EuroStoxx50; 

GIPS = rendimento di un paniere di titoli di stato italiani, spagnoli, portoghesi e greci, con durata  compresa tra 7 e 10 anni. 

I rendimenti delle attività finanziarie si basano su indici di capitalizzazione o total return,  ipotizzando il reinvestimento dei proventi (cedole o dividendi) generati dall’attività finanziaria  considerata. Le variabili di controllo sono rappresentate dalle differenze prime di un indice di  volatilità implicita e dei tassi di interesse sui titoli a breve termine. Nelle stime calcolate, che sono  impostate tecnicamente su base di errori standard HAC, larghezze di banda 12 (Kernel), i residui  sono trattati con specificazioni di tipo GARCH (modello utilizzato nell’analisi delle serie storiche),  anche se ci siamo discostati da tale approccio perché è stata riscontrata una notevole instabilità  delle stime. Diamo almeno quattro parametri per determinare il valore del p-value, dato unico da  guardare perché il valore p aiuta a capire se la differenza tra un risultato osservato e uno ipotizzato  è dovuta alla casualità introdotta dal campionamento, oppure se tale differenza è statisticamente  significativa, cioè difficilmente spiegabile mediante la casualità dovuta al campionamento. Il valore  p talvolta viene anche chiamato “livello di significatività osservato”.  

Coefficiente Errore Std. rapporto t p-value 

Bund 0,390297 0,0702652 5,5546 <0.00001 ESX 0,0306302 0,0159457 1,9209 0,05480  GIPS -0,112198 0,077966 -1,4391 0,15019 

Test 1: ipotesi che il diamante sia bene rifugio rispetto al mercato azionario europeo 

Variabili: ESX ex10 ex5 ex1  

Somma dei coefficienti = 0,30  

Errore Standard = 0,051002  

t (5167) = 0,0233606  

p-value (H0: S = 0) = 0,9813  

Nell’ottica di un investitore europeo – e con riferimento al mercato azionario – l’ipotesi per il  diamante è che esso costituisca un forte bene rifugio (cioè non si può escludere l’ipotesi che la  somma dei coefficienti di reattività dei diamanti a movimenti fortemente negativi del mercato  azionario sia pari a zero). 

Conclusioni  

Le analisi fatte forniscono risultati relativamente concordi. Dalle correlazioni rolling derivano le  prime indicazioni della capacità del diamante di essere un’attività di rifugio nei mercati. Le  correlazioni condizionali consentono di valutare il comportamento del diamante durante singoli  episodi specifici di crollo delle quotazioni dei titoli rischiosi e gli conferiscono proprietà di bene  rifugio verso andamenti negativi del mercato azionario e anche rispetto a fenomeni di forte  tensione sui titoli sovrani dei paesi dell’area dell’euro con premi per il rischio di credito  significativi, quali i paesi GIPS. Il ruolo di bene rifugio del diamante ha intensità diverse a seconda  della classe di attività finanziaria considerata e parte di questo effetto sembra dipendere dal tasso  di cambio.  

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