Come chiudere la Partita IVA: procedure e Costi per Cessazione Attività

Fare impresa in Italia è divenuto negli ultimi anni sempre più difficile, poiché si hanno spese che, spesso, non si è in grado di sostenere. Se la sua apertura può rappresentare l’inizio di una nuova opportunità di business, vi sono possibilità che questa non si realizzi per risultati non all’altezza o le forti difficoltà nel sostenerne i costi.

Dal 2017 sono circa 3,3 milioni i liberi professionisti italiani che hanno rinunciato alla loro Partita IVA a causa delle pesanti difficoltà economiche, peggiorate ulteriormente dall’emergenza Coronavirus 2020. Che si sia un libero professionista o si abbia una ditta individuale, per capire come chiudere la Partita IVA è necessario conoscere la procedura nel dettaglio, così da non compiere errori o avere problemi in merito.

Come e perchè chiudere la Partita IVA? Principali informazioni

La procedura per chiudere la Partita IVA è disciplinata dal d.l. 193/2016, modificando le disposizioni del d.l. 471/1997. Sono 2 le principali differenze:

  • Non verrà applicata una sanzione per la mancata comunicazione di cessata attività
  • Viene stabilita la chiusura d’ufficio senza sanzioni per Partite IVA inattive da almeno 3 anni

Eccetto per i casi di chiusura d’ufficio, la prima cosa da sapere su come chiudere la Partita IVA è che tale decisione deve essere presa dal suo titolare, in quanto non è automatica e richiede una prassi differente in base alla sua natura professionale.

La comunicazione di chiusura Partita IVA va inviata all’Agenzia delle Entrate con modulo AA7/10 o AA9/12 entro 30 giorni dalla cessazione d’attività. Per Partite IVA aperte dopo l’aprile 2010 e iscritte presso il Registro delle Imprese sarà disponibile la procedura semplificata della Comunicazione Unica della Camera di Commercio.

Come chiudere la Partita IVA, cosa c'è da sapere

La procedura di chiusura sarà gratuita, eccetto spese di:

  • Cancellazione dal Registro delle Imprese
  • Diritti di segreteria
  • Modelli UL e S5 telematici
  • Modelli su supporto digitale informatico
  • Dichiarazione ragione sociale, solo per società semplici
  • Marca da bollo, solo per ditte individuali
  • Modello R cartaceo, solo per associazioni, fondazioni, comitati ed enti non societari

Se la ditta individuale non è iscritta al Registro delle Imprese, non saranno previste spese di chiusura.

Chiudere una Partita IVA è una procedura da svolgere qualora si voglia cessare la propria attività in caso non si raggiungano i risultati sperati o, caso ben più grave, per una serie di difficoltà economiche non si sia più in grado di sostenere le spese a essa connesse. Può essere chiusa in ogni periodo dell’anno, sebbene per comodità di contabilità convenga farlo a fine anno.

Secondo l’Istat, ad aprile 2020 l’Italia vanta circa 4,6 milioni di Partite IVA ma, nonostante le aliquote agevolate dei regimi forfettari, a causa dell’instabile situazione economico-finanziaria sono stati circa 3,3 milioni gli italiani che dal 2017 ne hanno chiusa una, mentre il 25% di quelle attive vive sotto la soglia di povertà. Da febbraio 2020 invece, le Partite IVA italiane vivono un periodo estremamente difficile a causa dell’emergenza Coronavirus, verso cui il Decreto Cura Italia ha presentato misure d’emergenza.

Come chiudere la Partita IVA di ditte individuali e professionisti?

Sia per autonomi che per ditte individuali, la procedura di chiusura della Partita IVA è la medesima, come va presentato il medesimo modulo all’Agenzia delle Entrate per comunicare l’effettiva cessazione d’attività. Mentre l’AA7/10 è rivolto alle società, quello richiesto in questo caso è il Modulo AA9/12, destinato a:

  • Persone fisiche
  • Ditte individuali
  • Autonomi e professionisti
  • Artigiani
  • Artisti

Tale modulo andrà consegnato all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla cessazione d’attività attraverso 3 modalità:

  • Online dalla piattaforma Entratel dell’agenzia, da soli o con l’aiuto di caf, consulenti o commercialisti
  • Con raccomandata A/R indirizzata a qualsiasi ufficio dell’agenzia, allegando copia del documento di riconoscimento
  • Personalmente o da persona delegata in qualsiasi ufficio dell’agenzia, in duplice copia

Lo stesso modulo sarà valido anche per la chiusura retroattiva di una Partita IVA, potendolo consegnare tardivamente evitando errori o problematiche connesse.

Durante la compilazione sarà necessario specificare il proprio codice ATECO, ossia l’identificativo  economico dell’attività che si desidera cessare; successivamente, qualora quest’ultima sia iscritta al Registro delle Imprese si comunicherà la sua chiusura alla Camera di Commercio, usufruendo della procedura guidata della sua Comunicazione Unica. Questa sarà differente in funzione della ragione sociale:

  • Ditte individuali e liberi professionisti compileranno il modello I2 specificando la cessazione dell’attività, allegando certificazioni e autorizzazioni comunali o private
  • Artigiani e commercianti avranno la stessa procedura per ditte individuali e professionisti, rivolgendosi al comune in cui è stato dichiarato l’inizio attività

La cessazione della propria attività dovrà poi essere comunicata a INPS e Inail, revocando di conseguenza tutte le posizioni contributive nei mesi d’apertura durante l’anno, tra cui Gestione Separata per artigiani e commercianti. Seguirà infine il rendiconto di versamenti e pagamenti.

Chiusura d’ufficio, quando avviene?

Ai sensi del d.l. 193/2016, l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di individuare e chiudere d’ufficio le Partite IVA chiuse senza presentare dichiarazione di cessazione o inattive da almeno 3 anni, attraverso raccomandata A/R indirizzata ai possessori, che avranno 60 giorni per chiarire la loro posizione fiscale.

Per aggirare il rischio di eventuali errori, è sempre consigliato verificare l’effettiva cessazione della propria Partita IVA con il tool gratuito Verifica Partita IVA, presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

In nessun caso sono previste sanzioni, poiché sono state abolite dallo stesso decreto: fino al 2017 si prevedevano infatti sanzioni tra 516 e 2,065 euro in caso di mancata comunicazione di cessata attività.

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Conclusioni

Dopo aver capito come chiudere la Partita IVA e le relative procedure, si può dire quanto questa sia una procedura semplice, volta però a concludere un’esperienza professionale per cause di forza maggiore, che possono essere il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati o una difficile situazione economica, come ad esempio quella causata dall’emergenza Coronavirus e lo stato di quarantena in Italia, per cui il Decreto Cura Italia ha attivato una serie di misure d’emergenza.

A conti fatti, la chiusura della Partita IVA rappresenta una vera e propria sconfitta per il mondo imprenditoriale, che dal 2017 ha visto circa 3,3 milioni di italiani cessarne una e il 25% delle attive trovarsi sotto la soglia di povertà.

Il 2020 continua ad essere notevolmente difficile per le Partite IVA: malgrado la possibilità di aderire al regime forfettario, che prevede aliquote agevolate, la Legge di Bilancio 2020 ne ha emanato una nuova stringente regolamentazione, traducibile in oltre 10,000 italiani intenzionati a chiudere la propria. Tristemente, a queste andranno sommate tutte quelle a rischio chiusura durante l’epidemia CoViD-19.

Autore

  • Economia-italia.com

    Amministratore e CEO del portale www.economia-italia.com Massy Biagio è anche analista finanziario, trader, si avvicina al mondo della finanza dopo aver frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Collaboratore di varie testate online dal 2007, in cui scrive di economia, mercati, politica ed economia internazionale, lavoro, fare impresa, marketing, dal 2014 è CEO di www.economia-italia.com.

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