Direttiva Omnibus considerazioni applicative a sei mesi dall’entrata in vigore

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Roberto Savelli.

In data 26 febbraio 2025, la Commissione ha adottato la direttiva Omnibus 2025/0044 (COD), la cui parte centrale è, come noto, basata sulla semplificazione delle norme in merito di reporting della sostenibilità.

Unitamente a ciò, e questo è il motivo della definizione omnibus, si sono fissati ulteriori obbiettivi in relazione agli investimenti dell’UE ed alla riduzione delle spese amministrative per le imprese stimate in oltre 6 miliardi di €. 

Preliminarmente occorre fissare quali aspetti sono stati indicati:

  • la riduzione degli oneri amministrativi di almeno il 25% e quelli per le PMI di almeno il 35% entro la fine del presente mandato tramite una vasta semplificazione nei settori dell’informativa sulla finanza sostenibile, del due diligence ai fini della sostenibilità, della tassonomia dell’UE, del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) e dei programmi di investimento europei.
  • Un obiettivo che si propone di ridurre la complessità dei requisiti per tutte le imprese, e in particolare per le PMI e le piccole imprese a media capitalizzazione, focalizzandosi sulle imprese più grandi, che presumibilmente hanno un impatto maggiore sul clima e sull’ambiente, e, contemporaneamente lasciare la possibilità di accedere a programmi di investimento per una transizione sostenibile e pulita.

Ulteriormente, le principali modifiche nel settore dell’informativa sulla sostenibilità (direttiva relativa alla rendicontazione societaria di sostenibilità (CSRD) e tassonomia dell’UE) consentiranno di:

  • esonerare circa l’80% delle imprese dall’ambito di applicazione della suddetta direttiva;
  • garantire che gli obblighi di informativa sulla sostenibilità per le grandi imprese non si ripercuotano sulle imprese più piccole delle loro catene del valore;
  • posticipare di due anni (fino al 2028) gli obblighi di informativa per le imprese che attualmente rientrano nell’ambito di applicazione della CSRD e che sono tenute a comunicare le informazioni a partire dal 2026 o dal 2027;
  • ridurre l’onere degli obblighi di informativa relativi alla tassonomia dell’UE e limitarlo alle imprese di dimensioni maggiori (corrispondenti all’ambito di applicazione della CSDDD o “CS3D”), mantenendo la possibilità di informativa su base volontaria (VSME) per le altre imprese nel futuro ambito di applicazione della CSRD.
  • introdurre una soglia di rilevanza finanziaria per la comunicazione in materia di tassonomia e ridurre di circa il 70% i modelli da utilizzare per la presentazione delle informazioni;
  • semplificare i criteri DNSH (“non arrecare un danno significativo”) più complessi per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento;
  • adeguare, tra l’altro, il principale indicatore chiave di prestazione basato sulla tassonomia per le banche, il Green Asset Ratio (GAR). Le banche potranno escludere dal denominatore del GAR le esposizioni relative a imprese che non rientrano nell’ambito di applicazione futuro della CSRD (ossia imprese con meno di 1000 dipendenti e con un fatturato inferiore a 50 milioni di €).

In aggiunta a quanto sopra, sono stati poi fissati:

  • i principi di semplificazione della due diligence per supportare pratiche commerciali ai fini della sostenibilità;
  • la Semplificare il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), esentando le i piccoli importatori dagli obblighi CBAM, per lo più PMI e persone fisiche fissando una nuova soglia annua cumulativa pari a 50 tonnellate per importatore. Questo dovrebbe esentare circa 182 000 importatori (pari al 90%);
  • Liberare opportunità di investimento con modifiche mirate a semplificare e ottimizzare il ricorso ai diversi programmi di investimento, tra cui InvestEU (programma dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027 che mira a rilanciare gli investimenti privati e a colmare il divario di investimenti in Europa, favorendo la competitività, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro. Attualmente il 45% delle sue operazioni sostiene obiettivi climatici), il FEIS (Fondo europeo per gli investimenti strategici il cui scopo è contribuire a utilizzare finanziamenti pubblici, compresi finanziamenti a titolo del bilancio dell’UE, per mobilitare investimenti privati su un’ampia serie di progetti realizzati nell’UE).
Direttiva Omnibus

La situazione attuale

Fondamentalmente stiamo assistendo ad una veloce “ritirata” dai vincoli regolamentari da parte delle società che hanno potuto beneficiare di tale direttiva.

In relazione a ciò le principali linee di tendenza fanno emergere che dal versante produttivo e commerciale quanto precede è stato visto come una boccata d’ossigeno. I minori costi regolamentari in effetti hanno contribuito a svincolare progetti tesi ad accrescere la qualità complessiva delle transazioni ambientali, tuttavia tale semplificazione ha accentuato, ancora una volta la differenza dimensionale tra imprese e mercati europei ed extra europei. Se a questo scenario aggiungiamo il quadro geo-politico (dazi, guerre, ecc.) pare molto fluido ed ambizioso quanto dichiarato dal Commissario per l’Economia Valdis Dombrovskis: “Il mondo cambia sotto i nostri occhi. L’Unione europea ha bisogno di un’economia forte per difendere i suoi valori e conseguire i suoi obiettivi al suo interno e a livello mondiale”.

Save Consulting continuerà a monitorare l’evoluzione con particolare riguardo agli adempimenti che le Istituzioni Finanziarie e commerciali dovranno eseguire nel prossimo triennio (“ESG 2024: imprese italiane e sostenibilità”).

Articolo di Roberto Savelli.

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