Futuro e Prospettive per le Migliori Banche Italiane ed Europee

Perché l’Unione Europea ha bisogno che le grandi banche italiane ed europee diventino più grandi
Se l’Unione Europea vuole avere un peso economico globale, deve dotarsi di grandi campioni bancari europei in grado di attrarre capitali a livello globale e in grado di sostenere l’Europa come piattaforma di sviluppo.

“L’Unione Europea ha bisogno di più giganti come JP Morgan”. Sono le parole di Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, nell’intervista di addio alla presidente della Bce Christine Lagarde per tracciare lo scenario e le sfide per il sistema bancario europeo.

Vediamo cosa dice a proposito Stefano Caselli, preside dell’Università Bocconi: JP Morgan è la banca leader a livello mondiale in termini di totale attivo e capitalizzazione di borsa. Sicuramente esprime quel senso di grande dimensione e scala che rappresenta un elemento in parte mancante per completare il percorso dell’Unione Bancaria.

Soprattutto, l’Unione Europea ha bisogno di banche più grandi e diversificate che possano essere il prodotto di un nuovo slancio nelle operazioni di M&A a livello transnazionale, per dotare l’UE di un’infrastruttura funzionale alla crescita.

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Il prossimo anno si rivelerà cruciale per il nostro continente, non solo perché ci saranno le elezioni, ma soprattutto perché l’Unione dovrà riflettere sul ruolo che potrà svolgere nello scenario globale e sul ruolo che dovrà svolgere nel trainare la crescita del Pil e dell’occupazione.

Una parte importante di questo ragionamento deve basarsi sulla necessità di dotarsi non solo di un sistema bancario più solido e protetto dalle crisi – come è ormai avvenuto – ma soprattutto capace di essere fattore di sviluppo delle imprese europee.

Quali sono i numeri in gioco oggi?

Se guardiamo al totale attivo , all’interno delle prime dieci banche del mondo , dopo JP Morgan e Bank of America, che si classificano rispettivamente al primo e al secondo posto, troviamo quattro banche dell’UE, vale a dire BNP Paribas, Crédit Agricole, Santander e il Gruppo BPCE.

Tra le prime 20, le banche francesi sono le più rappresentate (con 5 banche su 20) e per l’Italia abbiamo solo Banca Intesa.

Se guardiamo invece alla capitalizzazione di mercato e quindi al valore delle banche, nella top ten mondiale non ci sono banche dell’Unione Europea e compaiono solo banche americane, cinesi o inglesi.

Se guardiamo al totale attivo , all’interno delle prime dieci banche mondiali dopo JP Morgan e Bank of America, che si classificano rispettivamente al primo e al secondo posto, troviamo quattro banche dell’UE, ovvero BNP Paribas, Crédit Agricole, Santander e il Gruppo BPCE.

Perché l’Europa ha bisogno di banche più grandi e quali sono i vantaggi per le sue imprese e i suoi cittadini? Ci sono tre ragioni principali.

Il primo è legato ai servizi di corporate e investment banking. La crescita della dimensione delle imprese – e quindi del Pil e dell’occupazione – passa attraverso la capacità di aprire capitali, raccogliere risorse sui mercati finanziari e realizzare operazioni di espansione oltre i confini nazionali.

I servizi di corporate e investment banking possono essere offerti solo se la banca ha dimensioni tali da assicurare un raggio d’azione globale e una massa critica che le consenta di trainare imprese nel campo della quotazione in Borsa, del collocamento di titoli di debito, del private equity, dell’M&A. e sostegno alla crescita internazionale.

Il Financial Times ” League Tables of Investment Banking ” classifica le prime 10 banche al mondo per l’attività di investment banking: JP Morgan è sempre la prima e troviamo tre banche europee, ovvero Barclays al sesto posto, UBS al settimo posto (grazie alla fusione con Credit Suisse) e BNP Paribas in nona posizione. Solo una, BNP Paribas, ha sede nell’Unione Europea.

La seconda motivazione per richiedere banche più grandi all’interno dell’UE è legata alla loro capacità di attrarre giovani talenti e i migliori manager. Il potenziale di crescita e di miglioramento delle prestazioni di qualsiasi settore nel tempo dipende dal capitale umano.

Le banche hanno bisogno di capitale umano sempre più qualificato per offrire servizi di maggiore qualità alle imprese e ai privati. La capacità di attrarre il miglior capitale umano possibile dipende non solo dal livello retributivo ma anche dalla capacità di garantire percorsi di carriera che valorizzino e migliorino le capacità dei singoli, per valorizzare al meglio lo sforzo che i giovani, in particolare, hanno realizzati nei loro studi, che offre opportunità di mobilità internazionale.

Se le banche non raggiungono dimensioni maggiori – e questo vale anche per le banche italiane – il rischio è di passare in secondo piano rispetto all’attrattività delle più grandi aziende mondiali che, in diversi ambiti (da quello tecnologico, alla consulenza, al farmaceutico) sono più capaci di investire sul capitale umano.

Il terzo motivo riguarda gli investimenti tecnologici. La capacità di offrire servizi più accessibili ai clienti, più semplici ma di maggiore qualità e a costi minori, si gioca solo sulla capacità di inserire la dimensione tecnologica, digitale e intelligenza artificiale nei processi di produzione e di offerta.

Ciò richiede investimenti di vasta portata che solo una dimensione maggiore e una maggiore attrattiva del capitale possono garantire. I servizi di pagamento, e soprattutto i servizi di investimento per la grande distribuzione, sono i settori in cui l’innovazione tecnologica gioca un ruolo decisivo nel garantire che il risparmio, di qualsiasi dimensione, possa essere collegato nel modo più efficace possibile alle esigenze dell’economia reale, e dei suoi crescita.

Nei prossimi mesi, l’importanza del sistema bancario dovrebbe essere parte non solo del dibattito politico su quale Unione Europea vogliamo e quali siano gli strumenti per garantire la crescita dei diversi paesi dell’Unione, ma, soprattutto, nel riconoscere i fondamentali ruolo che le banche svolgono nel sostenere la crescita del sistema economico nel suo complesso. Un aspetto che a volte sembra dimenticato.

Se l’Unione Europea vuole avere un peso economico globale, deve dotarsi di grandi campioni bancari europei in grado di attrarre capitali a livello globale e in grado di sostenere l’Europa come piattaforma di sviluppo.

Gli Stati Uniti e la Cina lo sanno bene e lo stanno facendo anche altre aree emergenti del mondo.

Le banche europee hanno raggiunto importanti livelli di solidità e ora è tempo che le istituzioni europee diano il segnale che le dimensioni contano e che le operazioni di M&A tra banche rappresentano la prossima sfida.

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Futuro e Prospettive per le Migliori Banche Italiane ed Europee

JPMorgan sulle banche italiane ed europee

Nel 2024, le prospettive per le banche italiane, così come per quelle europee in generale, appaiono impegnative, con i recenti downgrade che aggravano la situazione. I declassamenti hanno avuto un impatto sui rating e sui prezzi obiettivo dei rispettivi titoli quotati in borsa, nonché sulle proiezioni degli utili. Questi sviluppi si svolgono nel contesto dell’imminente spostamento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE). In particolare, Mediobanca, insieme a JPMorgan e Scope Ratings, ha fornito informazioni sullo scenario incombente per il sistema bancario europeo, facendo luce sui potenziali ostacoli e incertezze future.

Mediobanca ha delineato nello specifico le sue prospettive per le banche italiane, offrendo una prospettiva completa sulle sfide che probabilmente dovranno affrontare. Nel frattempo, JPMorgan e Scope Ratings hanno contribuito a una più ampia comprensione del panorama bancario europeo, sottolineando le complesse dinamiche e i fattori che determineranno la traiettoria del settore nel prossimo anno. Mentre la BCE prevede un’inversione dei tassi di interesse, queste valutazioni evidenziano la complessità e la volatilità che le istituzioni finanziarie, in particolare in Italia e in Europa, sono pronte ad affrontare nel prossimo futuro.

In un recente rapporto intitolato “Banche europee”, JPMorgan ha condiviso la sua prospettiva sulle banche europee attraverso le intuizioni della sua divisione Europe Equity Research. Contemporaneamente, gli analisti di Scope Ratings hanno riassunto le loro posizioni nell’analisi “2024 European Banking Outlook”. Il sentiment prevalente tra le prospettive di questi istituti finanziari suggerisce una notevole flessione per le banche europee, indicando la fine dell’era dei profitti abbondanti.

L’analisi di Mediobanca, in linea con questo sentiment, ha dichiarato esplicitamente la conclusione del contesto reddituale favorevole per le banche europee. Nella divulgazione delle Top Picks per Piazza Affari nel 2024, Mediobanca ha annunciato diversi downgrade, che hanno interessato in particolare le banche italiane vulnerabili, come Banco BPM e Bper, che sono altamente sensibili alle fluttuazioni dei tassi di interesse della BCE.

L’attenzione si concentra su UniCredit, una banca italiana guidata dal CEO Andrea Orcel, che si distingue come una delle migliori scelte per il 2024. L’analisi attribuisce le prospettive positive di UniCredit a fattori influenzati dalla Banca Centrale Europea (BCE). Anche JPMorgan e Scope Ratings svolgono un ruolo significativo in questo contesto. JPMorgan, mettendo in guardia sulla propria esposizione al settore bancario europeo, sottolinea la necessità di uscire dalle banche più sensibili alle dinamiche del margine di interesse netto (NII). Queste banche hanno beneficiato notevolmente delle misure di lotta all’inflazione della BCE negli ultimi due anni, caratterizzati da aumenti dei tassi di interesse.

Inoltre, JPMorgan riconosce il proprio cambiamento di posizione nei confronti del settore, spinto dall’evoluzione del panorama della politica monetaria, che sta passando a uno scenario sostanzialmente opposto rispetto ai due anni precedenti. Nonostante un iniziale aumento delle stime sugli utili futuri per azione (EPS) delle banche europee di un sostanziale 40% negli ultimi 18 mesi, il colosso bancario americano è costretto ad annunciare una serie di downgrade. Questo declassamento è attribuito all’aspettativa di “tassi a termine più bassi” rispetto alla traiettoria precedentemente anticipata, indicando un cambiamento nella prospettiva della banca sulle prospettive degli utili per azione del settore.

JPMorgan prevede una conclusione della crescita degli utili delle banche nel 2024, prevedendo un aumento contenuto del reddito da interessi netti (NII) durante gli anni 2024-2025. Nonostante un robusto aumento del +22% del NII nel 2023, la banca attribuisce il rallentamento previsto al previsto calo dei tassi Euribor a tre mesi. Contrariamente alle recenti dichiarazioni della presidente della BCE Christine Lagarde, JPMorgan prevede una diminuzione media dei tassi Euribor al 3,75% nel 2024, al 2,5% nel 2025 (inferiore al 3% inizialmente previsto), e un ulteriore calo al 2% nel 2026, in calo rispetto al livello stima precedente del 2,75%. Dato l’impatto sostanziale del NII, che costituisce circa il 60% delle entrate del settore, l’analisi di JPMorgan suggerisce un corrispondente calo di circa il 3% nell’utile operativo pre-provision (PPOP) e del 2% nell’utile ante imposte (PBT) in media nel corso del periodo. periodo che va dal 2024 al 2026.

In sintesi, le prospettive di JPMorgan indicano uno spostamento verso una traiettoria di crescita più moderata per gli utili bancari, influenzata dalla prevista riduzione del margine di interesse a causa del previsto calo dei tassi Euribor. Questa analisi sottolinea il potenziale impatto sull’utile operativo prima degli accantonamenti e sull’utile ante imposte, prevedendo diminuzioni medie rispettivamente del 3% e del 2% dal 2024 al 2026.

JPMorgan fornisce approfondimenti sulle sue stime per le banche nordiche e del Regno Unito, nonché per quelle dell’Eurozona, concentrandosi sugli aggiustamenti del beta dei depositi. Per le banche nordiche e britanniche, le ipotesi prevedono un beta dei depositi del 50%, riflettendo l’impatto sostanziale dei tassi più elevati, in particolare nel Regno Unito, stabiliti dalla Banca d’Inghilterra (BOE), sui tassi di deposito rispetto ad altre regioni.

Al contrario, le banche dell’Eurozona, dove gli adeguamenti dei tassi di deposito all’aumento dei tassi sono avvenuti in modo più graduale, vengono valutate con un beta dei depositi del 25%. JPMorgan esprime un atteggiamento generale cauto sui costi del rischio di credito, prevedendo un costo del rischio di credito (CoR) per le banche europee che supererà il consenso degli analisti di oltre l’11%, in contrasto con l’aspettativa di consenso di un mero aumento dei costi del 2% tra il 2024 e il 2024. 2026. Nonostante questa cautela, JPMorgan continua a favorire le banche europee rispetto alle loro controparti americane, citando valutazioni più favorevoli, con i titoli bancari statunitensi scambiati a un premio del 44% rispetto al rapporto P/E a termine per i prossimi due anni. Inoltre, JPMorgan sottolinea che le banche americane devono ancora tenere pienamente conto delle sfide poste da Basilea IV, mentre le banche europee hanno già preso in considerazione quello che il colosso di Wall Street definisce un impatto “più limitato”.

Questa analisi arriva in un momento cruciale che coincide con l’inizio della stagione degli utili trimestrali per le principali banche statunitensi, tra cui JPMorgan, Citigroup, Wells Fargo, Bank of America, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Il rapporto sottolinea l’attenta valutazione di JPMorgan del panorama bancario europeo, fornendo una prospettiva sfumata sulle dinamiche dei tassi di deposito e sui costi del rischio, rafforzando al contempo la loro preferenza per i titoli bancari europei sulla base dei vantaggi di valutazione percepiti.

 

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