Lavoro estivo per studenti, l’idea del Governo

Arriva dal Ministro del Lavoro Poletti l’idea del Governo di mandare a lavorare gli studenti l’estate.
Anche i figli del Ministro lavorano, come Lui stesso ha detto, qualche ora a spostare le casse al mercato andavano, durante l’estate.
L’idea del Ministro Poletti, ci trova (quasi*) totalmente d’accordo, un giovane che frequenta la scuola ( e per scuola Noi intendiamo la scuola superiore, secondo Noi lavorare sotto i 13-14 anni non é una cosa positiva per un ragazzino) , fare esperienza nel mondo del lavoro è altamente educativo e formativo, specialmente se questo non si limita nello ‘spostare casse’.

Lavoro estivo per studenti, l'idea del Governo

Lavorare mentre si studia, é una cosa che si é sempre fatta. La legge contro il lavoro minorile non é di tanto tempo fa’, per migliaia di anni i ragazzini, appena il loro fisico lo permetteva hanno iniziato a lavorare. Cambiando le sensibilità, arrivando l’industria, tutto é cambiato, si é arrivati nel 19° secolo a condizioni di lavoro per minori incredibili, si pensi che nelle gallerie delle miniere di carbone inglesi, si mandavano ragazzini di 8 – 9 anni, per non fargli sentire la fatica, gli davano pastiglie d’eroina.

Ma ormai quei tempi sono finiti, ora tutti hanno il diritto allo studio, ma studiare solamente, come dice il Ministro, a volte non basta; bisogna cercare di lavorare per fare esperienza, che consiste:

  • Fare esperienza con gli orari di lavoro
  • Fare esperienza con la fatica ed il sudore
  • rapporti con gli altri dipendenti
  • rapporti con il datore di lavoro
  • iniziare a conoscere il proprio lavoro futuro
Un tempo il “ragazzino di bottega“, era un lavoro anche piuttosto ambito tra i giovani; la storia di Andrew Carnegie, é emblematica di come un lavoro di questo tipo, possa portare a livello di risultati se c’é anche talento e predisposizione.

*Ecco perchè, secondo Noi il Ministro Poletti sbaglia, quando dice che un giovane dovrebbe lavorare gratis:

Ma se è vero che lavorare in estate può aiutare un ragazzo, é anche vero che far lavorare un giovane aiuta un’azienda, sia se si tratti di un giovane che vuol fare esperienza in un determinato campo, sia se si tratti di lavoretti materiali.
Pagare un giovane quindi, che viene a lavorare dovrebbe essere un dovere di ogni datore di lavoro. Certo, bisognerebbe agevolare i datori di lavoro che vogliono avere apprendisti, dovrebbero poter avere la possibilità di dargli qualche soldino per ricompensarlo del proprio lavoro, in un modo totalmente libero, ma comunque all’interno di un sistema legale. In questo modo, il giovane si impegnerà ancora di più e cercherà di fare bene. Le gratificazioni monetarie sono indispensabili per la formazione di un ragazzo, pure se queste sono basse. Nel caso invece si tratti di un lavoro esclusivamente materiale, da cui si impara poco o niente e che non servirà alla carriera del ragazzo, allora queste ricompense in denaro dovranno essere più cospicue.
Lavorare gratis non ha senso; é diseducativo, fa male all’autostima di chi lavora e potrebbe far male anche all’azienda, che si vedrà pubblicizzata come ‘un’azienda taccagna’, che sfrutta i propri lavoratori.

3 commenti

  1. Fino a diversi anni fa in alcune zone (es. Cuneese) era normale che nei tre mesi estivi i ragazzi (studenti) andassero a raccogliere la frutta per pagarsi gli studi. Poi lo stato (la cosa più schifosa che possa esistere perché costituito da gente …) ha mandato a casa gli studenti a calci nel culo per far posto ai "migranti", cioè agli invasori che lavorano 3 mesi (spesati con vitto e alloggio a carico del solito pantalone del Nord) e gli altri 9 mesi indovina come vivono? Questa è la verità vera che ogni coltivatore di frutta vi può raccontare ….. Lo stato, tanto per non smentirsi, ha distrutto un tessuto sociale radicato sul territorio per far posto ai "nuovi italiani", quelli che daranno il voto ai soliti delinquenti mafiosi!

    1. "ignorante" , significa "persona che ignora, non sa'".
      Se in un articolo c'é scritto lo stesso cognome per 4 volte e per 1a volta il cognome é sbagliato non é ignoranza, é disattenzione.

      Quindi chi é che qui ha fatto la 'persona che ignora'?

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