A 12 passi dal disastro della finanza mondiale: le previsioni di Roubini

Si chiama Nouriel Roubini: è uno dei maggiori esperti di macroeconomia mondiale: ha fatto “un possibile quadro”, si badi bene: non una previsione, solo una possibile evenienza, nel caso, appunto si dovessero fare questi 12 passi verso il baratro finanziario, una crisi finanziaria senza precedenti.

Aggiornamento: questo articolo è stato scritto nel Marzo 2008 da Noi, ( come si può notare nella URL dell’articolo )  tutti si stupirono della crisi economica italiana che portò al Governo Monti. Questo articolo è la prova che la crisi era facilmente prevedibile, bastava leggere i principali quotidiani internazionali di finanza, non è stata nascosta mai, da nessuno, a parte l’ignoranza di chi diceva che era un evento inaspettato. Pure il Nostro piccolo sito di economia se n’era accorto.

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Ecco cosa potrebbe accadere secondo Roubini.


1. Tutto parte dalla crisi immobiliare in USA, su cui si è ben lungi dal mettere la parola fine. Il prezzo delle case potrebbero perdere il 20-30% dai massimi: tradotto, una perdita di capitale tra i 4 mila e i 6 mila miliardi di dollari. Non solo, come effetto collaterale, diversi proprietari potrebbero trovare più conveniente dichiarare “default” alla banca e cederle la casa, e comprarne un’altra anziché continuare a pagare le rate. Questa situazione potrebbe portare al fallimento di alcuni diversi grandi gruppi di costruzione.


2. Finora si è sempre parlato dei mutui subprime, ma il problema potrebbe estendersi ai mutui “prime”, quelli di prima scelta, dato che le banche

A 12 passi dal baratro
A 12 passi dal baratro

americane hanno comunque avuto gli stessi comportamenti rischiosi (ad es. mancata verifica del reddito). Affiancato ad una riduzione dei prezzi degli immobili vista sopra, potrebbe portare le perdite del sistema finanziario ben oltre i 250 miliardi di dollari stimati dagli ottimisti, fino a cifre che potrebbero aggirarsi ai 1.000 miliardi di dollari. Da queste perdite risulterà inevitabilmente una contrazione del credito che le banche possono (e probabilmente vorranno) concedere. Una stima di Goldman-Sachs pone il rapporto tra perdite delle banche e contrazione del credito sia di 1 a 10, cioé che ad esempio ci sono 100 miliardi di dollari di perdite del sistema finanziario, il credito si contragga di 1.000 miliardi.

 

3. Le ricadute “default” non sono stati solo nell’ambito dei mutui: in ambito consumer in USA, alimentati dalla recessione/rallentamento in corso, sono diversi anche i default nei prestiti per l’acquisto di auto, per quelli destinati al pagamento delle (elevatissime) rette universitarie, e nelle carte di credito. (altre perdite per il settore finanziario).

 

4. Le società di assicurazione del credito stanno subendo pesanti perdite. Alcune sono al limite dell’insolvenza, ma in ogni caso si pone un problema di rating, che sicuramente dovrà subire un downgrade rispetto all’AAA. E questo implica che gli istituti che hanno nel loro portafoglio crediti o titoli da loro assicurati dovranno iscrivere a bilancio diversi milioni di svalutazione di crediti. Quindi di fatto altre perdite per il settore finanziario. Non solo, il downgrade probabilmente produrrà anche una fuga dai fondi che hanno investito nei loro titoli.

 

5. In USA la crisi è per lo più centrata sul’immobiliare residenziale, ma si sta estendendo anche al immobiliare commerciale. La ragione è semplice: se le abitazioni nelle zone più care vengono svendute o magari rimangono vuote perché nessuno le acquista, si avranno dei “quartieri fantasma” in cui nessuno vorrà neppure costruire uffici o centri commerciali.

 

6. La crisi potrebbe portare vicino al fallimento alcune grosse banche. Per evitare il panico nei correntisti e il conseguente possibile implosione del sistema finanziario, la FED dovrà in questo caso effettuare operazioni di salvataggio, che però avrà costi notevoli che alla fine si riverseranno sul sistema nel suo complesso.

 

7. Oltre ai mutui, iniziano ad essere a grosso rischio i LBO, i Leveraged Buyout, cioè i prestiti utilizzati per acquisizione di società. Soprattutto negli ultimi anni, sono stati moltissimi gli acquisti di società in tutto il mondo in cui il grosso del capitale veniva prestato all’acquirente dalle banche. Si tratta di operazioni di notevoli dimensioni, ma in uno scenario di recessione è verosimile che diversi prestiti non vengano poi rimborsati, magari perché la società acquisita o inglobata fallisce. Il mercato finanziario collegato ai LBO non è oggi ancora “ufficialmente” in crisi, ma è va evidenziato come si sia congelato, facendo saltare diverse acquisizioni.

 

8. Nello scenario di una recessione, alimentata da una contrazione del credito, è inevitabile che molte aziende falliranno. Rispetto ad altre situazioni di recessione passata, le aziende sono forse più solide, ma ci sono molte aziende che hanno le casse piene di titoli-spazzatura, e inoltre in uno scenario del genere è inevitabile che gli interessi che le aziende in media dovranno pagare sulle obbligazioni che emettono sarà molto alto (probabilmente sopra il 10%), influenzando anche la quotazione delle azioni delle aziende, dato che nel migliore dei casi si ridurranno i profitti.

 

9. Il sistema finanziario non-bancario (fondi, istituti di assicurazione del credito, ecc.) si potrebbe presto trovare in grosse difficoltà. Questo tipo di istituti non può accedere a sistemi di garanzia e di tutela dei depositi sui cui possono invece contare le banche. In caso di fallimento di uno di questi soggetti, può scatenarsi una situazione di panico, di fuggi-fuggi degli investitori e dei creditori, che può fare collassare gran parte del settore.

 

10. Le quotazioni delle azioni inizieranno a scontare una “forte” recessione USA anziché una leggera. Con un occhio alla storia, questo si traduce in una discesa delle quotazioni dell’S&P500 di un 25-30%. Cioè almeno altrettanto di quanto si è perso finora.

 

11. La contrazione del credito potrebbe “prosciugare” la liquidità di molti mercati, e unita ad una diminuzione della fiducia reciproca delle banche potrebbe di conseguenza portare ad un aumento degli spread su tutta una serie di tassi interbancari, come l’Euribor in europa e soprattutto gli equivalenti USA: le iniezioni di liquidità delle banche centrali non riescono a invertire questa tendenza al “prosciugamento”, dato che sono di dimensioni troppo modeste rispetto alle esigenze del sistema.

 

12. Nei mercati illiquidi (in cui è difficile/c’è poca volontà di scambiare) i prezzi reali degli scambi diminuiscono ulteriormente. Le perdite di capitale che molti subiranno però spingerà molti a vendere comunque, anche se in grossa perdita, per avere un po’ di ossigeno per l’immediato. Ma grosse vendite su mercati illiquidi possono essere pressoché devastanti perché il prezzo lo decidono i pochi acquirenti, e quindi portare ad un ulteriore crollo delle quotazioni, ulteriori perdite per il sistema finanziario, ulteriore contrazione del credito… e tutte le conseguenze che abbiamo visto finora.

Articolo pubblicato nel Marzo 2008 

 

Fondatore di Economia Italia nel 2014, ha frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Collaboratore di varie testate, blog e siti in cui scrive approfondimenti di economia italiana, finanza, trading, politica ed economia internazionale, lavoro, fare impresa, marketing, rinnovabili, motori.

1 commenti

  1. La linea appare logica,il collasso finanziario razionale,prevedibile. Il COLLASSO inevitabile,giacchè è nella natura del modello attuale industriale. Che sia effettivamente di natura FINANZIARIA,è sempre meno oscuro,per non dire chiaro. Ci sono solo 2 modi x evitare – nel caso del collasso finanziario – un conflitto mondiale termonucleare = un disastro ambientale epocale, la paralisi missilistica iniziale nel giro di pochissimi giorni. Certo, il mondo è sull’orlo di un abisso. Ma pochi lo “vedono”.

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