Scandalo Volkswagen: e gli altri produttori di auto?

Chiamatelo Diesel Gate, chiamatelo il più grande scandalo della storia dell’automobile, ma se le azioni Volkswagen ci hanno rimesso, gli altri produttori di auto, sono tutti casti e puri?
Gli esperti di marketing ( e non ) sanno che quando un concorrente forte fa’ una cosa come quella di Volkswagen ( cioé barare sulle regole), le altre aziende iniziano a fare campagna pubblicitaria proprio in quel senso. Ma FCA, Ferrari e gli altri marchi di auto?
Se in Italia questa pratica non é molto usata é conosciutissima in Nord America e negli altri paesi anglosassoni.

La cosa che lascia perplessi, è che gli altri produttori di auto stiano zitti, come se avessero qualcosa da nascondere.

Più un’auto é potente, più inquina:

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Perché Volkswagen ha barato?

Dovevano rientrare nelle stringenti leggi antinquinamento americane.
Certo, questo lo sappiamo tutti, ma come mai VW sì e gli altri no?
Semplice quanto sconfortante: i clienti cercano motori sempre più potenti, performanti e non si curano certo delle emissioni. A quello è deputata la casa costruttrice e le agenzie di controllo.
VW quindi offriva motori diesel che risultavano molto potenti e che inquinavano poco ( sulla carta).

Scandalo Volkswagen, gli altri produttori di auto?

Ma se VW era costretta a barare per poter avere successo con le sue auto, gli altri produttori di auto cosa fanno?
Quello che si sa per certo, che anche un’altra vettura non-VW ha gli stessi problemi, si tratta della BMW X3 2.000 diesel.
Update: stamattina 25 settembre, AutoBild, l’organo d’informazione tedesco che aveva pubblicato questa notizia di BMW ieri, si scusa dicendo che si erano sbagliati. Come vedete, le notizie si susseguono senza sosta, e Noi cercheremo di tenervi informati.

Un affare sospetto

In verità le notizie non arrivano chiare, questa macchina tedesca non rispetta le norme antinquinamento americane, ma allora come ha fatto a ‘passare’ i controlli?

Anche BMW usa lo stesso software che usa Volkswagen?

La nuova Fiat, FCA, perché non coglie la palla al balzo e dice che le sue macchine non inquinano, al contrario di quelle tedesche?

Perchè c’é tutto questo assordante silenzio tra gli altri produttori di auto?

Gran Bretagna, Francia e Germania hanno fatto delle pressioni sulla Commissione UE per far passare come ‘non nocive’ le emissioni di vecchie auto costruite nei Loro paesi che non erano più a norma con le emissioni di Gas, ci sarebbero pure la prove, sottolinea il Guardian.
Seat ha montato più di 500.000 motori VW con centralina truccata in Spagna, ora anche questa è cosa certa.

I motori Volkswagen implicati sono il diesel 2.000 e il diesel 1.600, quindi per il momento, i possessori di VW a benzina e di altra cilindrata possono stare tranquilli.

investire in azioni volkswagen

Scandalo Volkswagen l’unica soluzione non può essere che politica:

Nonostante Volkswagen sia una multinazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro l’anno, non potrebbe riuscire a sopportare il peso di enormi multe dagli Usa, dall’Europa, o da altri posti del mondo dove ha usato questo escamotage.
Anche volendo, tecnicamente é impossibile sistemare i diesel Volkswagen.

Ieri abbiamo sentito degli esperti che lavorano proprio in questo settore e ci hanno spiegato che se anche il firmware del software della centralina delle auto fosse sostituito, i problemi rimarrebbero.
Quei tipi di motori sono stati studiati per dare grandi prestazioni, se gli tolgono quel software, rimarranno comunque molto inquinanti, o se invece ci dovessero mettere un nuovo software, perderebbero gran parte della potenza o addirittura non sarebbero più utilizzabili.
Quindi bisognerebbe cambiare non solo il software ma l’intero motore, che è un costo improponibile per 11 milioni di veicoli.

Scandalo Wolkswagen: una soluzione politica: a questo punto, visto l’importanza di questa industria per la Germania e anche per l’Europa, si potrebbe far pagare una multa salata a questa industria, senza però farla fallire. Sicuramente gli americani saranno un osso duro da convincere.
Fonti [1][2][3][4]

Fondatore di Economia Italia nel 2014, ha frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Si avvicina al mondo digitale nel 2007, nello stesso anno inizia a scrivere di economia e politica internazionale prima in forum e poi collaborando con varie testate, blog e siti in cui scrive approfondimenti di argomenti di suo interesse, come l'economia italiana, la formazione scolastica, il lavoro, l'impresa individuale, il marketing, i mercati finanziari, le energie rinnovabili, i motori.

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